Essere intrepidi teppisti o impertinenti ladruncoli non è certo cosa improbabile se vivi in una città  complessa come New York. Può però accadere che la passione per Ramones e Stooges possa dar vita ad una band che invece di svaligiare gioiellerie si mette a fare musica. Gordon Lawrence (voce e chitarra), Isa Tineo (voce e batteria) ed il bassista Sid Simons sono i Beechwood. Il loro primo lavoro “Trash Glamour” risale al 2014 ed ha senza dubbio contribuito a creare quella fama di cattivi ragazzi che suonano un lo-fi garage rock in sudici club di periferia. “Songs from the Land of Nod”, il loro sophomore ci sorprende in maniera positiva. La voce sorniona di Lawrance ci accompagna in un viaggio nel tempo che dura poco più di mezz’ora. Una band che compone ottimi brani con una solida base garage mantenendo suoni ruvidi e crudi che si arricchiscono d’influenze glam. Possiamo tranquillamente scomodare paragoni con Sonic Youth, Velvet Underground, Television, Bowie ed una certa psichedelia che, come tutto l’album, ci riporta ad atmosfere primi anni ’70 ( sarà  un caso che i tre ex tepistelli amino un certo John Lennon? ).

Questa sperimentazione e varietà  compositiva ( notiamo anche la presenza di tastiere ) rende decisamente interessante l’album che, giusto ricordarlo, è stato registrato in soli quattro giorni. Prodotto da Matthew Marquardt nel suo studio ricavato in una piccola casa sul fiume ad un’ora da Chicago, “Songs from the Land of Nod” contiene potenziali hit: da “I Don’t Wanna Be The One You Love” a “Heroin Honey” fino a “C/F” ( gli ultimi due già  usciti come singoli ). “This Time Around” è il brano da amare e da ascoltare a tutto volume. “Pulling Through” e “All for Naught” sono un ottimo sottofondo per chi ama viaggi lisergici. Ogni brano è un pezzo della loro vita in quanto Beechwood non è solo il nome della band ma è ogni ora, ogni minuto ed ogni secondo vissuto.

Un disco da scoprire ed esplorare: in esso si respira la purezza di un certo punk Newyorchese di cui sentivamo da tempo la mancanza.