22 anni, sono passati ben 22 anni dalla formazione degli One Dimensional Man, eppure siamo ancora qui a parlare di loro e della loro ultima fatica, straziante e malsana, come gli ONM sanno fare, ovvero “You Don’t Exist”.

Un sound ruvido e aspro accompagna tutta l’opera, un turbinio di noise unito anche a parti dissonanti cercano di intrappolarti in una morsa quasi mortale, tipo una paralisi del sonno, ma, paradossalmente, più dolce. La voce ed il basso di Capovilla riecheggiano in ogni brano e si può sentire come fin dalla prima traccia, “Free Speech”, ci sia quel nuovo passo in avanti, quella ricerca più accurata (e malata) di cui la band aveva bisogno. In realtà  ci sono anche tracce (stranamente) tranquille come ad esempio “Crying Shame” oppure “The Amercian Dream”, mentre non mancano percorsi coincidenti   sia con le opere precedenti della band, sia con altri progetti musicali dei vari membri: strade che ci ricordano qualcosa, sicuramente, ma affrontate in un modo nuovo. Perchè ripetersi non avrebbe senso e Capovilla lo sa.

“You Don’t Exist” è un album che non ti permette di uscirne se prima non l’ascolti con cura: è potente, astuto e sincopatico nelle composizioni e ne sono positivamente colpito. Lo ammetto, avevo i miei dubbi prima dell’ascolto, ma alla fine restano solo le certezze e, che ci crediate o meno, sto già  pensando al prossimo disco!