Se dobbiamo cercare uno degli album più apprezzati, sia da critica che da pubblico nel corso del 2017, “How Did I Find Myself Here?” dei Dream Syndicate, realizzato da ANTI- Records lo scorso settembre, è sicuramente una buona risposta.

La band alt-rock di Los Angeles, tra le più note di quel movimento noto con il nome di Pasley Undergound, nato proprio in California oltre trentacinque anni fa, è stata attiva per tutti gli anni ’80, prima che il frontman Steve Wynn si lanciasse in una lunga carriera solista: è arrivata solo nel 2012 la loro reunion, in occasione del trentennale di “The Days Of Wine And Roses”, il loro debutto sulla lunga distanza.

Il gruppo statunitense, intanto, aveva influenzato gruppi importantissimi e lasciato pesanti eredità  (band fenomenali come Wilco o Pearl Jam, ma non solo, devono più di qualcosa ai Dream Syndicate).

Il loro quinto LP è arrivato, nemmeno troppo inaspettato, dopo circa cinque anni di tour e le date italiane dello scorso ottobre hanno trovato riscontri molto positivi con conseguenti sold-out di venue tra le più prestigiose della scena indie-rock italiana.

Il nuovo appuntamento outdoor con Wynn e compagni oggi fa tappa al BOtanique di Bologna, graziosa venue situata in via Filippo Re, all’interno del Giardino Botanico del prestigioso ateneo felsineo, diventanta ormai già  da alcune estati uno dei punti di riferimento per la scena musicale emiliana durante la stagione più calda.

Nonostante l’età  avanzi per tutti (Steve e soci viaggiano intorno alla sessantina), i musicisti statunitensi sembrano decisamente in forma e il loro team pare essere ormai nuovamente ben rodato, dopo quasi sei anni di nuovo insieme: tra i fattori che più ci piacciono vedere ci sono la passione, il sorriso e quella voglia di divertirsi sempre disegnate sul volto dei componenti del gruppo californiano, che contribuiscono senza dubbio alla buona riuscita del loro live-show.

Passando alla musica, che inizia puntuale qualche minuto dopo le nove e un quarto, la lunga setlist, basata soprattutto sul nuovo lavoro, lascia comunque spazio per ognuno dei cinque album della band californiana, per la soddisfazione dei tanti “ragazzi” con i capelli brizzolati che sono presenti oggi sul prato del BOtanique e che probabilmente quei dischi li avevano conosciuti e vissuti già  al tempo della loro uscita e non solo in periodi più recenti, come chi scrive.

“The Side I’ll Never Show”, che apre il concerto, è estratta da “Ghost Stories” (1988) e ci riporta a respirare un rock n roll molto sincero, imperniato da ottime sensazioni melodiche e da grandi chitarre, che giocano come se fosse la cosa più naturale di questo mondo.

“The Circle”, primo estratto dalla fatica più recente stasera, è una vera e propria bomba di potenza che arriva dritta in faccia, mentre la successiva “80 West” è più cattiva, sporca e cupa, con il basso di Mark Walton in ottima evidenza.

“Like Mary” ci regala una dose di luce e tranquillità  dopo un inizio molto adrenalinico e ci trasporta sui territori dell’Americana, la vecchia “Burn”, pur decorata dal piacevole piano di Chris Cacavas, torna a darci una certa energia, mentre le schitarrate di Wynn e di Jason Victor si fanno apprezzare più di una volta all’interno di questo pezzo.

Il momento più esaltante di concerto lo troviamo nella lunghissima “How Did I Find Myself Here”, title-track del loro lavoro più recente: le infinite e continue jam psichedeliche fanno letteralmente impazzire i numerosi presenti nella venue emiliana.

Il mainset si chiude con una maggiore tranquillità : “Glide” dimostra una certa sensibilità  e non nasconde i sentimenti della band californiana, prima che “Tell Me When It’s Over” (dal loro esordio “The Days Of Wine And Roses”), ci spinga ancora una volta a fare un viaggio nel rock n roll, quello vero, onesto, sincero e melodico, che i Dream Syndicate sembrano saper disegnare così bene.

L’encore, composto da ben tre pezzi, per la gioia del pubblico bolognese, si chiude con “Boston” e le sue fragorose chitarre, mentre la folla canta insieme al gruppo di Los Angeles, lasciandosi totalmente trascinare dalla sua musica ancora per qualche ultimo delizioso minuto.

A fine concerto è visibile la soddisfazione dipinta sia sui volti dei componenti dei Dream Syndicate che in quelli dei loro fan: anche stasera un live solido, interessante, variegato e piacevole. Sarebbe troppo facile chiudere con un “long life to rock n roll”, ma, permettetecelo questa volta, perchè la tentazione è davvero troppo forte.