E tu?
Come vedi le “Giraffe”?

Ognuno di noi ha una percezione singolare di questo buffo animale.
Alto, altissimo, così come il concetto di verticalità  presente all’interno dell’album.
Cresce piano, come il movimento di una giraffa che si abbevera e poi risale, più alta di tutti.

Alia è così.
Vuole stare in alto, i suoi testi e le sonorità  di “Giraffe” tendono a sollevare da terra chi li ascolta,
come se egli stesso volesse elevare il suo uditorio.

L’album scivola via dolcemente.
La leggerezza della voce di Alia rasserena anche gli animi più cupi.
Le collaborazioni di Patrizia Laquidara, Femina Ridens, Elisabetta Salvatori e Martina Agnoletti spingono i brani in questione in un mood celestiale,
oltre il collo delle “Giraffe” stesso.

“Niente davvero ci tocca, al massimo ci accarezza” come ci suggerisce Alia in “L’attraverso” suona quasi come un invito a calarsi dentro un’armatura. Una posizione di forza rispetto al mondo incapace di urtarci contro.
Lievi contatti, lievi danni, in fondo “siamo fatti per andare via”.

C’è amore in “Giraffe” e noi ultimi romantici ci sguazziamo che è una bellezza.
Noi che teniamo, per difesa, il cuore lontano dal cervello, proprio come le “Giraffe”.

E allora “”…e se mi vuoi scoprire ti devi allungare” suggerisce Alia nel brano che è il title track.
Una richiesta al rischio di portare quel collo vicino a quel cervello sempre troppo distante dal cuore.
Mente, bisogna arrivare alla mente, bisogna allungarsi e andare oltre al corpo per amare.

Come in “La teoria del colore”, dove emerge la capacità  di chi
non ha il coltello dalla parte del manico di analizzare con freddezza l’andamento della relazione.
“Sei il difetto in questa trama semplice”…
Ti diverti a convincerci tutti recidendo di netto gli intrecci costati anni.
Non mi spavento più, conosco la teoria del colore. Ti accosto senza sbagliare.”.
Abbinamenti perfetti e dove trovarli. Si ha chiaro quale colore indossare, senza paura.
E’ il suo, di quella ragazza troppo simile a te, dagli orecchini tordi e andatura da gitana.

Come in “Alessandra” dove Alia fa emergere quell’attenzione particolare all’attesa dell’amore.
“Mia signora non si deve preoccupare, quello è solo il mio cuore e sa aspettare…”
Attese che a volte possono protrarsi una vita intera.
Ma cos’è la vita senza amore?

L’attesa, l’attenzione, la dedizione.
Chi ama e chi coltiva condivide tutto ciò.
Alla fine qualcosa nasce, cresce e poi chissà …

E poi arriva “Verso Santiago”.
Alia qui chiude un po’ con l’amore nell’accezione del termine che lo vedo come quel sentimento fortissimo verso l’altro.
Qui non c’è altro. C’è però amore, verso se stessi.
Perchè quando sbandi, perdi la rotta o scivoli giù, non c’è nessuno se non te stesso…

“Voglio partire, dimenticare te che non hai meriti, che non mi meriti.
Io voglio stare solo qui con me, io e me.
Verso Santiago come un bambino che si perde al cinema o dentro ai gonfiabili
e non ha alcun timore a stare là  resta là …
Io voglio credere almeno in qualche cosa.
Da oggi credo in me e davvero è già  qualcosa…”

E tu?
Ascolterai “Giraffe”?
Darai ragione ad Alia?

E’ stato bello imbattermi in quest’album.
Di certo saprò riconoscere Alia nei prossimi lavori, sonorità  e testi che lo rendono uno dei pochi ad avere tratti ben definiti e univoci.

E se non hai ancora ascoltato corri a farlo.
Il tuo tempo è prezioso e investimenti del genere vanno colti al balzo.