Due album e un EP sono abbastanza per un piccolo bilancio di carriera? Pare di si se a farlo sono i Teleman, quartetto londinese che dopo “Breakfast”, “Brilliant Sanity” e i cinque brani di “Fà¼nf” tornano in pista con “Family Of Aliens”. Affidandosi ancora una volta a Oli Bayston, produttore con cui avevano già  collaborato l’anno scorso, in un disco che mette insieme presente e passato: indie pop, sintetizzatori, qualche momento più elettronico e le melodie accattivanti che ormai sono il marchio di fabbrica di Tommy Sanders, Jonny Sanders, Pete Cattermoul e Hiro Amamiya.

Registrato nello studio di Bayston a Londra, “Family Of Aliens” è una celebrazione della vita on the road con le inevitabili bevute, le nottate passate tra un party, un taxi e un hotel in attesa dell’alba e dell’inevitabile mal di testa del giorno dopo. I Teleman raccontano tutto senza drammi, con la consueta ironia e molta voglia di divertirsi. Ci siamo accorti di essere diventati una famiglia molto disfunzionale, praticamente degli alieni ha detto scherzando Tommy Sanders e tocca proprio a “Family Of Aliens” l’onore di aprire le danze, che diventano ancora più sfrenate con i synth taglienti e incalzanti di “Cactus”.

“Song For A Seagull” sembra fatta apposta per far ballare tutti i gabbiani romani e inglesi (così si stancano e il problema della sovrappopolazione è risolto senza faticose sterilizzazioni). L’apporto di Bayston si sente soprattutto negli effetti vocali à  la Daft Punk di “Submarine Life”, in “Twisted Heart” e “Fun Destruction” che sono state completamente rielaborate dal produttore, prendendo una direzione pop e dinamica che ha sorpreso persino gli stessi Teleman.

Rispetto ai dischi precedenti a emergere è soprattutto il lato più introspettivo, dolce e riflessivo dei quattro londinesi ben evidente in ballate sognanti come “Always Dreaming” e “Sea Of Wine”, composte da Sanders al piano e non alla chitarra come era solito fare, o” in Somebody’s Island” e nei sei minuti finali di “Starlight”. Ed è questa strana malinconia la vera sorpresa di “Family Of Aliens”: un album in cui i Teleman dimostrano di essere una band versatile, che fa saltare e ballare ma sa anche abbassare il ritmo quando serve.