di Stefano Azzolini

Quando iniziano a girare le voci sull’uscita di un nuovo album dei canadesi Voivod c’è sempre una grande trepidazione tra i fan del gruppo.
Sono passati già  cinque lunghi anni dal precedente album in studio, quel “Target Heart” che aveva trovato consensi unanimi tra i proseliti del combo franco-canadese. Questo “The Wake” è il loro quattordicesimo album in studio in 34 anni di carriera e, come per gli altri full-lenght precedenti, temiamo sarà  amato alla follia dai fedelissimi e (purtroppo) snobbato dalla maggioranza, con la classica scusa che i Voivod sono troppo impegnativi“, “non e’ il mio genere“, ecc…insomma ci siamo capiti.

Nella loro carriera sono stati sempre un passo davanti a tutti: provi qualcosa di nuovo? Bene, i Voivod
lo hanno gia’ fatto anni prima (vedi un po’ il capolavoro “Into The Pandemonium” dei Celtic Frost che all’ epoca dell’ uscita fece strorcere il naso a molti, per poi venire rivalutato dalla massa anni dopo…popolo bue potrei affermare).
Sono otto i brani contenuti in questo album e già  dal primo (“Obsolete Beings”) i nostri mettono subito in chiaro le cose: “siamo tornati!” e alla grande, aggiungo io.
Un vorticoso maelstrom in cui tutto il repertorio Voivod trova una nuova collocazione, una nuova prospettiva di rinascita per redarguire le masse della mediocrita’ musicale che ci avvolge e permea le nostre mediocri vite.
Come un predatore che attende per ore la preda ed appena l’inconsapevole vittima abbassa la guarda è fottuta: loro sono i Voivod e noi siamo le prede.

Questi geniacci sottopongono l’ascoltatore ad un incedere di suoni che deliziano ed ammorbano (notare l’antitesi) l’aria che ci circonda, il suono ti avvolge e ti penetra nella pelle, nella mente, nelle ossa.
Cavalcate dal sapore puramente thrash, per ricordarci da dove vengono, contaminate da suoni prettamente prog e psych che colpiscono per la loro concretezza, mostrandoci, ancora una volta, come la lezione di maestri del genere come Pink Floyd e sopratutto King Crimson (“Always Moving” ne è il perfetto esempio, una perfetta fusione fra il thrash degli esordi ed il prog piu’ sulfureo, ascoltare per credere!) sia stata appresa alla perfezione.

Cito con piacere un brano spettacolare come “Orb Confusion” dal taglio quasi rock, (ovviamente nei termini in cui si puo’ definire rock una canzone dei Voivod), ma impossibile tacere anche su “Spherical Perspective” in cui la voce al vetriolo di Snake svetta senza compromessi: cambi continui di tempo fanno di questo brano uno dei migliori del lotto.
“Even Horizon” ci dimostra come psichedelia e il suono del periodo “Killing Technology” / “Dimension Hatross” possano coesistere, creando un unico inimitabile brano marchiato Voivod.

Potremmo poi non parlare poi del brano di chiusura , quel “Sonic Mycelium” che in dodici minuti di lunghezza ci prende la mano e ci accompagna, come un novello Virgilio, per mostrarci l’immmensita’ e la grandezza della filosofia Voivodiana, una suite monumentale, per ricordarci che loro “sono i migliori in quello che fanno” (si, l’ho rubata a Wolverine, ma tant’e’…).

Senza ombra di dubbio uno dei dischi più belli del 2018 (qualcuno ne dubitava?).

Photo: Grywnn, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons