Sangue romano, cuore cosmopolita.

Dalla Capitale ecco gli Sterbus, duo composto dai polistrumentisti Emanuele Sterbini e Dominique D’Avanzo: una conoscenza pluriennale tra i due e varie collaborazioni alle spalle, fresco fresco invece il doppio CD (“Real Estate”/”Fake Inverno”) autoprodotto ma che annovera vari e importanti interventi esterni, tra i quali spicca quello del batterista Bob Leith dei Cardiacs, autentici carneadi del pronk (progressive rock/punk) britannico.
Varie a loro volta le influenze, che spaziano dai Beatles a Frank Zappa, passando per Velvet Underground, Abba, King Crimson, britpop anni ’90: ne traspare un evidente gusto melodico, strutturato, variopinto, dato da tanta passione, poliedricità  ed entusiasmo; piano, organo, fiati (su  tutti i clarinetti di Dominique) e cori  arricchiscono il tutto dando peculiarità  ed un’identità  riconoscibile al lavoro, per testi a loro volta interessanti ed intelligentemente curati ora, nonsense, burlesque ed  istintivi adesso.

Si spazia quindi tra ballate gustose e ben ritmate (“Mate in 4/4”, “In This Grace”, “Micro New-Wave” e “Emy’s Fears”) e pezzi più energetici, eccentrici ed estrosi (“Fall Awesome” con il suo incedere non convenzionale, a tratti imprevedibile, “Maybe Baby” che vede l’ospitata di Charlie Cawood dei Knifeworld o l’adrenalinica e frenetica “Prosopopeye”), via per  brani come “Maybe I’m a Lioness” col suo passo dinoccolato che annovera la partecipazione di Debz Joy degli ARMY of MOTHS o ancora il delicato crescendo di “Trapeze” nel finale che vede il duetto di Emanuele e Dominique.
Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta, talento, idee e capacità  non mancano: se gli Sterbus troveranno il modo di calibrare il tiro e darsi un’identità  ancora più forte, potrebbe nascere qualcosa di davvero-ma-davvero buono: vietato abbassare la guardia!

(Fotografia di Ashley Jones)