Tornano a distanza di due anni dal convincente “Un giorno nuovo” i Sick Tamburo dell’affiatatissima coppia Gian Maria Accusani Elisabetta Imelio. Nomi che agli appassionati di rock italiano dicono molto, perchè erano il motore dei Prozac +, che con la cantante Eva Poles seppero dare una bella botta di vita alla scena italiana di metà  anni ’90, giungendo a un successo clamoroso col loro ficcante e genuino pop punk.

Sarebbe ingeneroso però continuare a tirare in ballo quella felice quanto fugace esperienza passata, perchè mai come con questo nuovo “Paura e l’amore” i Sick Tamburo hanno ormai assunto una valenza musicale ben precisa, in un percorso delineato che procede spedito e a ritmo sostenuto (si tratta del quinto disco dall’esordio del 2009). Soprattutto hanno guadagnato una credibilità  e riconoscibilità  che, nel frastagliato mondo musicale odierno, diventano assoluti valori.

Supportati come sempre dalla label amica “La Tempesta Dischi” dei concittadini Tre Allegri Ragazzi Morti, i Nostri non hanno voluto concedersi rischi, consegnandoci un lavoro solido e puntando su temi che maneggiano ormai con navigata maestria, non sconfinando mai nella retorica o nel moralismo.

Storie che ci mostrano anche il degrado, ai limiti della disperazione, nei ritratti e nelle esperienze borderline della punkabbestia Agnese (“Agnese non ci sta dentro”, con le sue sonorità  hardcore), della determinata adolescente Lisa (nella canzone d’apertura “Lisa ha 16 anni”, dall’appiccicosa e ritmata melodia) e di una “Baby Blu”, in grado di ammaliare il protagonista con la sua diversità  e che da un punto di vista prettamente musicale non tradisce le istanze punk delle origini.

D’altronde il disagio ha sempre interessato l’immaginario del gruppo, in particolare di Accusani (che ne è, oltre che il cantante, l’autore e compositore principale). Non perchè non sia auspicabile l’essere compiutamente felici, o ambire a una vita “banalmente” tranquilla, ma perchè le situazioni di difficoltà  possono indurci a tirare fuori le nostre risorse, a farci lavorare su noi stessi.

Per questo non c’è mai del vero nichilismo nelle liriche dei Sick Tamburo, anzi, il riscatto e la possibilità  di rinascere, come erano stati esplicati in episodi passati (pensiamo alla struggente “La fine della chemio”, in cui era impossibile non commuoversi, conoscendo i fatti vicini alla band, o alla positiva e speranzosa “Un giorno nuovo”), sono ancora concetti fermamente presenti in questo album. Li riscontriamo in primis nell’intensa “Puoi ancora”, dove accanto alla consapevolezza che alcune cose sono irrimediabilmente cambiate, c’è ancora la forza di andare avanti. E’ una canzone, corredata tra l’altro da un azzeccatissimo video, che si staglia notevolmente all’interno della scaletta, per il morbido e caldo arrangiamento e per la sincera vena malinconica.

Tornando al disco, incontriamo ben tratteggiati, altri protagonisti: lo speciale Andrea di “Quel ragazzo speciale” e l’eccentrica donna evocata nell’elettronica “Anche Tim Burton la sceglierà “, dove viene tirato in ballo il visionario cineasta, il quale molto probabilmente si innamorerebbe di lei. Nel testo versi come “l’amore, non c’è niente senza l’amore/dolore, non c’è niente senza dolore” si riferiscono in maniera piuttosto esplicita al titolo dell’opera.

Paradigmatico, oltre che bellissimo, infatti “Paura e l’amore” accosta due emozioni che sono contrastanti ma al contempo, complementari. La paura, in senso generale (della morte, in particolare) accomuna in fondo ogni essere umano, e che cosa se non l’amore può aiutarci a superarla?

Certo, a volte anche una buona dose d’ironia e fatalità  (come nella conclusiva “Il più ricco del cimitero”) può servire, ma in queste 9 tracce – ed è tratto comune di tutto il loro percorso artistico e umano – è proprio il sentimento più grande, quello con la A maiuscola, a dettare ogni mossa.