Hayden Thorpe, ex frontman dei Wild Beasts, debutta con “Diviner” e fa subito centro.
Devo ammettere che mi sono avvicinato al disco titubante e pieno di dubbi, un po’ perchè gli ultimi lavori dei Wild Beasts mi avevano lasciato indifferente e un po’ perchè il primo estratto “Love Crimes”, ad un primo ascolto, non mi era piaciuto.
Ho sbagliato. Mi sono avvicinato a “Diviner” con troppa superficialità , pronto a confronti inevitabili e invece, con i successivi ascolti, ho modificato il mio approccio.   Ora il lavoro, ad ogni play, diventa sempre più interessante e le melodie di Thorpe tornano in mente anche a stereo spento. Questo perchè ha pubblicato un disco bello e buono. Bello perchè ascoltarlo è una carezza per l’anima e buono perchè è scritto, eseguito e registrato “‘divinamente‘.

Parlo delle mie impressioni personali, perchè avrò già  letto una decina di articoli/interviste su questa uscita, Hayden non lesina spiegazioni, aneddoti e battute, i giornalisti sembrano fare a gara per il trovare gli aggettivi più azzeccati, ma può essere invece che “Diviner” non si possa sezionare? à‰ un’opera, un unicum inscindibile, da ascoltare dall’inizio alla fine, in cui voce, piano e sintetizzatori formano un miscela delicata ed intima che pochi album riescono a rendere (anche dei “Wild Beasts”!). Non è un disco crepuscolare, è un disco del mattino, di quel momento in cui i sogni non sono svaniti nonostante gli occhi siano aperti. Ed è per questa sua dimensione inconscia e rarefatta che credo sia difficile, almeno per me, descriverlo a parole.