Dopo tre anni trascorsi a non fare altro che guardare la televisione, mangiare cibo da fast food e iniettarsi eroina nelle vene, nel 1974 un Eric Clapton sulla via della rigenerazione riemerse dalle tenebre con “461 Ocean Boulevard”, il suo secondo album solista. Composto in buona parte da riarrangiamenti di brani altrui, il disco rappresentò per l’ex chitarrista di Yardbirds e Cream un punto di ripartenza necessario per una carriera che sembrava essersi arenata troppo presto.

Nonostante i giudizi non troppo lusinghieri ricevuti all’epoca della pubblicazione ““ Rolling Stone arrivò a criticare Clapton per aver registrato con una backing band considerata non all’altezza del suo talento ““ “461 Ocean Boulevard” merita di essere ricordato sia per l’enorme successo di vendite raggiunto (quattro settimane alla numero uno della Billboard 200), sia per il suo innegabile peso per quanto riguarda l’evoluzione del blues rock nel corso degli anni settanta.

Adottando un approccio più moderno e raffinato alla materia, con queste dieci tracce Eric Clapton iniziò a traghettare la libertà  espressiva tipica del genere verso le sponde di una forma canzone dai lineamenti quasi pop. Alcuni scambiarono questo desiderio di maggior semplicità  e fruibilità  per una sorta di mancanza di idee, se non addirittura di coraggio: Ken Emerson, l’autore della recensione su Rolling Stone cui accennavo precedentemente, non apprezzò troppo la natura corale dell’album, con la sei corde di Clapton non costantemente in primo piano.

Con il supporto di un gruppo più attento alla precisione che al virtuosismo, il chitarrista britannico smise i panni del protagonista assoluto per trasformarsi in una specie di direttore di orchestra; un sovrintendente ai lavori libero dall’obbligo dell’assolo. Ne approfittò per maturare in maniera impressionante sia come cantante, sia come musicista in grado di spaziare tra generi, stili e mood sempre differenti tra loro.

L’energica marcetta dalle tinte southern di “Motherless Children” sfuma nella slide guitar di “Give Me Strength”, delicatissimo esempio di gospel blues sorretto dall’organo di Dick Sims; il rock and roll lento e sincopato di “Willie And The Hand Jive” anticipa il funk bollente di “Get Ready” e il reggae rock di “I Shot The Sheriff”, il classico di Bob Marley che nella versione di Eric Clapton divenne una popolarissima hit. Il placido blues di “I Can’t Hold Out” è arricchito da un paio di superlativi assolo sulla slide, uno dei picchi chitarristici del disco insieme al talk box di “Mainline Florida” e alle brevi improvvisazioni sulla pulsante “Steady Rollin’ Man”.

Impossibile infine non citare le due ottime ballate di “461 Ocean Boulevard”: “Please Be With Me”, commovente cover di un brano country folk scritto da Scott Boyer, e l’originale “Let It Grow”, che in alcuni passaggi sarà  anche incredibilmente simile a “Stairway To Heaven”, ma resta pur sempre un gran bel sentire. Come tanti pezzi prodotti da Clapton negli anni settanta, d’altro canto.

Eric Clapton ““ “461 Ocean Boulevard”
Data di pubblicazione: 26 luglio 1974
Tracce:  10
Lunghezza: 43:21
Etichetta:  RSO Records
Produttore: Tom Dowd

Tracklist:
1. Motherless Children
2. Give Me Strength
3. Willie And The Hand Jive
4. Get Ready
5. I Shot The Sheriff
6. I Can’t Hold Out
7. Please Be With Me
8. Let It Grow
9. Steady Rollin’ Man
10. Mainline Florida