“I Made A Place” è il primo disco contenente nuovo materiale che Will Oldham, aka Bonnie “Prince” Billy, pubblica a distanza di tempo. Dall’ultimo studio album, “Wolfroy Goes to Town” (2011), quasi una decade è passata.

I pilastri tematici su cui Oldham eregge “I Made A Place” sono, di sicuro, l’invecchiamento, il concetto di persistenza ed il sommo piacere che deriva dalle piccole cose. Colmo d’odio nei confronti dei servizi di streaming e dell’infinità  di contenuti proposti da internet, l’artista non nasconde la propria lunga titubanza in merito alla pubblicazione dell’ultimo disco. Il cantante ha addirittura confessato, durante un’intervista, di non aver mai davvero pensato di condividere le canzoni inedite col pubblico un giorno. Nonostante la premessa pessimista il nuovo album vede la luce e porta con sè una musicalità  ancora più contemplativa, intricata e ricca di pathos rispetto ai lavori precedenti. Il marchio di fuoco di un “principe” che, ormai sulla soglia della cinquantina, riscopre e riaccarezza delle forme narrative lasciate per troppo tempo chiuse nel cassetto.

Un tuffo nei profondi misteri dell’esistenza, un lavoro complesso che dà  vita a 13 brani. Nelle canzoni del nuovo disco indovinelli, storie di trasfigurazione e scatoloni ricchi di memorie si fondono in un tutt’uno lucente. Degne di nota sono sicuramente la ninnananna per adulti “Dream Awhile” e “Squid Eye”. Se nella prima Oldham canta i benefici di una buona notte di riposo, accompagnato dalle amabili armonie di Joan Shelley, nella seconda, così come in “This Is Far From Over”, concentra tutta l’attenzione sulle sfumature apocalittiche, cantando dell’allarmante innalzamento del livello del mare.

Registrato a Louisville, città  natale dell’artista, “I Made A Place” si avvale di pochi, ma selezionatissimi collaboratori. Bonnie “Prince” Billy riunisce la fedelissima Joan Shelley, Nathan Salsburg, virtuoso della chitarra, nonchè stretto collaboratore della stessa Shelley, ed infine Mike Hyman. Il risultato è una perfetta gestione ed assorbenza delle inclinazioni musicali dei diversi artisti da parte del cantautore. Un artificio che gli consente di modificare delicatamente le raffinatezze tipiche degli altri musicisti e di riversarle, poi, nella propria direzione creativa.

Se con  “I Made A Place” tutto sembra essere troppo bello e placido rispetto a quello a cui ci ha abituati uno come Oldham è solo perchè l’artista ha voluto, in realtà , prenderci in giro, ma senza esagerare. L’esempio più lampante dello scherzo è, di sicuro, il fatto che il cantante abbia condiviso due canzoni per presentare il nuovo album: “At The Back Of The Pit” e “In Good Faith”. Nessuno dei due brani è, ovviamente, presente in “I Made A Place”. Che sia un’ennesima stoccata nei confronti dei servizi di streaming? O una ponderata scelta stilistica da parte del musicista? Francamente poco importa. La beffa ci sta tutta e non ce la prendiamo nemmeno un po’.

Bentornato caro, vecchio Bonnie “Prince” Billy, ci eri mancato tanto.

Photo by Christian Hansen