Il già  ricco parterre di collaborazioni dei The Flaming Lips si arricchisce con un nuovo nome: i Deap Lips, ovvero Wayne Coyne e Steven Drozd insieme alle Deap Vally, energico duo rock d’ispirazione garage formato da Lindsey Troy (voce e chitarra) e Julie Edwards (voce e batteria). I primi rumors su un album ideato da questo strano, agguerrito quartetto risalgono in realtà  a maggio dello scorso anno, stimolati dallo stesso Wayne Coyne ansioso di far conoscere il nuovo progetto.

Se pensavate di aver sentito tutto o quasi a tema Flaming Lips, “Deap Lips” potrebbe farvi cambiare idea in fretta. Bastano i tre minuti e trentadue secondi di “Home Thru Hell” a confondere le acque: un pazzo on the road che mette insieme autotune, chitarra acustica e riff sudatissimi d’impianto quasi metal. La tentazione di chiedersi dove siamo diretti viene spontanea ma è solo l’inizio di un trip allucinante.

Le Deap Vally ripuliscono molto il loro suono in una prima parte vivace che gira attorno all’ingegnosa “Hope Hell High”, a un impertinente rap n roll su di giri (“Motherfuckers Got To Go”) alla ben più quieta e elettronica “Shit Talkin”. I due Lips aggiungono un tocco psichedelico alla seconda metà  del disco (e alla strumentale “One Thousand Sisters With Aluminum Foil Calculators”). “Love Is A Mind Control”, ballata con inserti space rock affidata alle voci di Troy e Edwards (inizialmente era stata pensata per Kesha) è un chiaro e riuscito, intenso e affettuoso omaggio a Bowie e ai Pink Floyd.

Sette minuti che sfumano nel rock d’atmosfera di “Wandering Witches” aprendo la strada a una cover di cui si parlerà  molto: “The Pusher” degli Steppenwolf rielaborata in chiave elettro pop (idea nata all’epoca di “Miley Cyrus & Her Dead Petz”) e a un giochetto psycho pop (“Not A Natural Man”). Ben architettata la chiusura con “There Is Know Right There Is Know Wrong” probabilmente il pezzo più equilibrato del lotto, quello in cui non si sentono più due band separate ma una sola, ben amalgamata.

Lasciano spazio all’espressività  delle voci femminili Wayne Coyne e Steven Drozd e si ritagliano il ruolo di autori e eminenze grigie quasi sempre dietro le quinte di un progetto ambizioso, meno incisivo di quanto i singoli lasciavano presagire ma che prova a sfidare convenzioni musicali e etichette di genere.

Credit foto: Rocket PR