Lost in The Desert è un collettivo che vede presenti Rodrigo D’Erasmo, Daniele Silvestri, Rancore, Joan as a Police Woman, Mace, Venerus, Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini, Antonio Filippelli, Daniele “ilmafio” Tortora, Gabriele Lazzarotti e Alain Johannes. Il nome stesso del collettivo è anche un brano scritto a sostegno dei lavoratori dello spettacolo, disponibile da oggi su tutti gli store e piattaforme digitali.

Tutti i proventi del brano saranno devoluti all’iniziativa COVID-19 Sosteniamo la Musica di Spotify che sostiene il fondo di Music Innovation Hub – in partnership con FIMI, AFI e PMI e con la collaborazione di Milano Music Week – per aiutare musicisti e professionisti del settore musicale in questo momento di crisi globale.
https://covid19musicrelief.byspotify.com/it-

Riportiamo il comunicato stampa e le parole di Daniele Silvestri.

Dare voce ai più sommersi tra gli invisibili, i più fragili di una categoria già  seriamente compromessa e fortemente a rischio. Questo l’intento di un collettivo di artisti che hanno deciso di regalare questo brano, frutto della loro creatività  condivisa a distanza in questo periodo di confinamento, ai loro amati compagni di viaggio e colleghi di lavoro meno fortunati e ancora meno tutelati: tutti i tecnici e le maestranze che lavorano dietro le quinte nel mondo della musica.

Avete presente quando, alla fine di uno spettacolo, di un concerto, di un’esibizione di qualsiasi genere.. il protagonista principale chiede “un applauso ai tecnici!”, magari aggiungendo qualcosa tipo.. “senza di loro, nulla di questo sarebbe possibile””… avete presente? Ecco. è vero. è sempre vero. Anche quando sembra vagamente retorico, o ipocrita”… in realtà  è proprio vero e basta. Quello che però forse non sapete è che quella categoria – quella dei tecnici intendo – è una delle meno protette in assoluto, anche all’interno del già  debolissimo mondo dei lavoratori “intermittenti” dello spettacolo.

Non intendo qui aprire l’infinito discorso della legislazione italiana in materia, anche se non c’è dubbio che questo paese dovrà  sbrigarsi a recuperare il terreno perduto.

Ora la battaglia che dobbiamo combattere – tutti – è un’altra. Ben più urgente. Ben più concreta. E c’è un’enorme quantità  di persone, di lavoratori più o meno precari, più o meno in regola, che rischiano di non uscire più dal baratro in cui stanno entrando. E allora torno a parlare di loro, dei tecnici.

Perchè per noi non sono una categoria qualsiasi. Non sono numeri. Sono volti e nomi di fratelli, che da sempre dedicano – e vi dedicano – tante ore-energie-sudore-studio per permettere a qualcun altro di raccontare storie, suonare, ballare, disegnare mondi, regalare gioie e stupori, sogni e magie, bugie e verità . Ecco molti, moltissimi di questi fratelli, ora non hanno più niente a cui aggrapparsi. Alcuni sono semplicemente disperati. Rimasti privi di lavoro e privi di tutele, sentono di non esistere.

è arrivato il momento di restituire. è il momento di dirgli che era importante quello che facevano e che prima o poi rifaranno, e che adesso che non possono farlo”… non sono stati dimenticati, messi da parte, abbandonati. Ed è giusto che i primi a pensarci siano i più fortunati, quelli che hanno potuto godere di entrate sicure e più o meno consistenti, di qualche forma di popolarità “… quelli che anche da casa riescono a combinare qualcosa, a farsi ascoltare da qualcuno. Quelli come me. E come gli amici e colleghi con cui abbiamo deciso di usare questa fortuna, questo privilegio, per dare voce a chi non ce l’ha, a chi praticamente non esiste.

Condividere è come vivere, di più.