La new wave è una nuvola rosa e azzurra che si staglia sul tramonto del punk lasciando sospesa l’eredità  della rivoluzione targata 1977.

Se il post punk vero e crudo inasprisce i toni esasperandoli verso l’hardcore, la new wave sposta il campo di gioco nell’immenso prato verde del pop inglese. Un terreno vasto e difficile dove si gioca perennemente sotto l’ingombrante ombra dei Beatles.
Liverpool alla fine degli anni ’70 è una città  che musicalmente ha perso attrattiva, una città  che ha lasciato il testimone a Londra e Manchester. Ed è proprio sullo scadere degli anni ’70 che a Liverpool il giovane Ian McCulloch (detto Mac), insieme all’ottimo chitarrista Will Sergeant e a una drum machine chiamata Echo, dà  vita a un piccolo collettivo che, con l’arrivo poi del bassista Les Pattinson, prenderà  le sembianze e la struttura primordiale degli Echo & the Bunnymen.
Poco prima di registrare il primo album “Crocodiles” la povera Echo viene sostituita dall’ultimo Bunnyman: il batterista in carne ed ossa Pete De Freitas.

Il primo disco degli Echo & the Bunnymen “Crocodiles” è un manifesto della new wave che inaugura gli anni ’80 ingaggiando una nuova gara su toni più pop.

La new wave degli Echo & the Bunnymen è un pop, molto british, che rimarrà  nel DNA di band successive come i Radiohead e i primi Coldplay. Un pop cupo e dalle atmosfere sinistre che scorre intorno alla voce profonda e soulful  di Ian McCulloch.

“Crocodiles” si muove su terreni molto fertili che frutteranno la fortuna di band come gli U2. La chitarra di Will Sergeant è la protagonista dell’opera (insieme alla voce di Mac), caratterizzando il sound acido e nervoso della band. “Crocodiles” è ancora un disco “suonato” dove si preferiscono le chitarre ai synth e alle ritmiche rullanti e marziali tanto in voga poi nella new wave successiva. Chitarre che diventano cristalline in brani come “Stars Are Stars” e “Monkeys”.
La traccia “Pride” è un brano hard rock con la voce di Mac che rievoca molto quella di Jim Morrison per estensione, cadenza e timbro. Voce che ritorna anche nella title track “Crocodiles”, qui supportata da un basso molto dub e incalzata da aperture di chitarra caratterizzate da pennate calde, ma allo stesso tempo schelettriche e sinistre.

Il disco scorre e le canzoni si susseguono seguendo una vitale ispirazione che anima tutta l’opera dalle radici. Il sound è acustico, ma forte, pestato. La voce di Ian McCullogh ci conduce in anfratti sonori da scoprire.
Gli strumenti e la bussola degli Echo & the Bunnymen sono da trovarsi nell’hard rock e nella psichedelia precedente, un passato ricco e sfaccettato che ha saputo ancora fruttare nuove tendenze e indicare nuove direzioni a chi aveva il talento e la sensibilità  per coglierle e dirigerle.

Paradossalmente il primo disco della band di Echo, una drum machine, è un disco molto umano e senza drum machine. “Crocodiles” è sicuramente una pietra miliare che ha saputo spalancare una porta su nuove praterie inesplorate ricche di opportunità . Non il miglior disco degli Echo & the Bunnymen, ma sicuramente la chiave di volta per tutto il mondo new wave che verrà , e anche per gli stessi Echo and the Bunnymen.

Echo & the Bunnymen – Crocodiles

Data di pubblicazione: 18 luglio 1980
Durata: 37:03
Tracce: 10
Etichetta: Korova Records
Produttore: Ian Broudie & The Charmeleons

Tracklist:

Lato 1
  1. Going Up  ““ 3:57
  2. Stars Are Stars  ““ 2:45
  3. Pride ““ 2:41
  4. Monkeys  ““ 2:49
  5. Crocodiles  ““ 2:38
Lato 2
  1. Rescue”“ 4:26
  2. Villiers Terrace ““ 2:44
  3. Pictures on My Wall  ““ 2:52
  4. All That Jazz  ““ 2:43
  5. Happy Death Men  ““ 4:56