Secondo album per le Cherry Pickles (le nostre ciliegine sottoaceto) che arrivano da Birmingham, la città  dell’Aston Villa e dei Duran Duran. Se la band di Simon Le Bon aveva nella cura dell’aspetto e la ricerca del sofisticato una prerogativa sia del look che dell’essenza musicale, le ragazze delle Midlands non badano molto a questi particolari e con chitarre, pedali e una batteria neppure completa prese in qualche negozio come occasione del giorno, arrivano al secondo album. Non si sono di certo imborghesite dall’esordio del 2019, quel “Cherry Pickles Will Harden Your Nipples”, che ci aveva fatto conoscere Priscila B, autrice, cantante e chitarrista e Mini B (batteria).

Il loro suono lo-fi si fa strada sgomitando tra surf e garage minimalista degli anni 60.

Ci piacciono i Beat Happening, Daniel Johnston, Os Mutantes e i The Gories, Ci proviamo ma non assomigliano a nessuno di loro” ammettono con grande ironia le ragazze di Birmingham che hanno questo approccio molto “easy”, quasi non vogliano prendersi troppo sul serio. Il duo anglo-brasiliano riesce con strumentazioni ridotte all’osso a costruire una fila di dodici canzoni che hanno quel gusto del passato ma che riescono a creare un’atmosfera particolare, sembra di trovarci in una serata di festa, in qualche villa californiana con l’immancabile piscina, tra fiumi di alcol e annessi con queste due ragazze che intrattengono i presenti suonando strumenti sgangherati dopo non essersi di certo risparmiate nel godersi il giusto compenso, e in primis, la consumazione all inclusive offerta alla band…

Credit Foto: Jessica Rose