Nel mese di febbraio del 1981 venne finalmente pubblicato e distribuito “My Life in the Bush of Ghosts”, non si conosce la data precisa di uscita (ecco perchè stabiliamo arbitrariamente di omaggiarlo il primo giorno del mese), ma non potevano per questo non celebrarlo tra le grandi ricorrenze di febbraio.

Se ascoltiamo oggi “My Life in the Bush of Ghosts” è impossibile non trovarlo ancora interessante e affascinante, così come ogni persona che scriva di musica non possa non riconoscere l’importanza e l’impatto di questa prima collaborazione in solitaria tra Brian Eno e David Byrne.

All’epoca della sua uscita l’album non ebbe però una così grande accoglienza, non piacque a gran parte dei recensori dell’epoca e Brian Eno non la prese bene, come ci ha raccontato Michael Beinhorn  tastierista dei Material, che lo frequentava all’epoca e che sarà  parte del celebre “Ambient 4: On Land”.

Il fastidio per le critiche negative, pur non essendone la causa, sarà  una spinta verso i nuovi percorsi musicali di Eno, sempre più lontani dalle forme classiche di canzone o da costruzioni sonore popolari.

” My Life in the Bush of Ghosts” sarebbe dovuto uscire prima di “Remain in the Light”, album cult per intere generazioni, e nelle intenzioni di Eno-Byrne doveva in un certo qual modo anticiparlo.

La causa del ritardo fu il problema rappresentato dal sample contenuto nel brano “Into the Spirit World”, una registrazione radiofonica di una guaritrice pentecostale, che determinò il blocco della pubblicazione e l’eliminazione del brano dall’album, sostituito da “The Jezebel Spirit”.

Fu così che l’uscita di “My Life in the Bush of Ghosts” finì con il diventare una specie di prequel musicale, meno capito e meno comprensibile di “Remain in the Light”,   ma che comunque e inevitabilmente finirà  con acquistare sempre più importanza con   il passare degli anni .

L’album rappresentò una prima sperimentazione che cercava un’ unione tra la world music, la musica elettronica, un innovativo uso del sampling e l’utilizzo di una sezione ritmica assolutamente originale per l’epoca, un progetto complicato ma ben realizzato.

Rispetto ai tre album dei Talking Heads con Brian Eno in questo lavoro la volontà  di sperimentare di ambedue gli artisti è più alta e senza filtri, una volontà  che si concretizza in un disco che ancora oggi mantiene alto il suo valore, non appare invecchiato, sembra essersi come cristallizzato: oggi magari percepito in maniera più immediata rispetto ai suoi primi ascolti degli anni ottanta.

Il titolo dell’album omaggia l’omonimo libro dello scrittore nigeriano Amos Tutuola che racconta le vicende di un ragazzo che si ritrova catapultato in una realtà  abitata da strani spiriti spaventosi: titolo che risulta essere decisamente centrato per un opera musicale particolarmente strana e difficile per l’epoca.

La complessità  dell’album era sia concettuale che tecnica, con i vari sample che venivano sovrapposti in maniera analogica, registrando sopra le basi e cercando di realizzare una specie di incastro perfetto, cosa alla fine brillantemente riuscita.

L’opra è da ascoltare dall’inizio alla fine, a partire da “America Is Waiting” con la registrazione di una invettiva di commentatore radiofonico, passando per “Regiment” con   la registrazione vocale della cantante libanese Dunya Yusin, forse il brano più immediato di tutti, o per “The Jezebel Spirit” con la voce di un esorcista, “Qu’ran” con un preghiera musulmana, “A Secret Life” con il sample della cantante popolare egiziana Samira Tewfik, insomma un susseguirsi continuo di voci da tutto il modo su un tessuto musicale pieno di ritmi nuovi e inaspettati.

L’uscita di questo album decreterà  anche la fine, momentanea, della collaborazione tra i due artisti con David Byrne, che continuerà  a creare capolavori con la sua band, e Brian Eno che invece consolidarà  l’amicizia con il compianto Robert Quine, ex chitarrista dei formidabili Richard Hell and the Voidoids, che tanta importanza avrà  nel supportarlo nel nuovo percorso artistico che lo porterà  alla realizzazione di “On Land”.

Data di pubblicazione: febbraio 1981
Tracce: 11
Lunghezza: 39:40
Etichetta: Sire
Produttore: Brian Eno, David Byrne

Tracklist:
1. America Is Waiting
2. Mea Culpa
3. Regiment
4. Help Me Somebody
5. The Jezebel Spirit
6. Qu’ran
7. Moonlight in Glory
8. The Carrier
9. A Secret Life
10. Come with Us
11. Mountain of Needles