California, Bay Area, anno 1986; da quell’efficace, dirompente ed accattivante fusione di energia punk e robusti riff metallici emerge un album nel quale l’elemento più melodico e quello di matrice trash metal coesistono in modo perfetto. “Battery” è un inno liberatorio al mondo che costruiremo, una volta che quello attuale, pieno di corruzione, ingiustizie e malvagità , sarà  spazzato via, ma esprime anche la volontà  della band di andare oltre quelli che si ritenevano essere i normali e doverosi confini del metal, aprendosi a sonorità  più morbide, alle divagazioni progressive del rock del decennio precedente, all’immediatezza e alla brutalità  dell’hardcore punk, alle sue visioni distopiche.

Visioni e miraggi che i Metallica rielaborano, a modo loro, in brani come “Disposable Heroes” o “Leper Messiah”, approcciando al tema del controllo delle masse, all’utilizzo dei media e della religione (un intreccio distruttivo) per influenzare le persone, arrivando a giustificare qualsiasi brutalità  e qualsiasi ingiustizia come espressione del volere divino, compresa la stessa guerra.

La band americana mostra di essere anni avanti, di leggere tra le righe più oscure degli anni Ottanta, di andare oltre le luci abbaglianti e i colori sgargianti, prevedendo ciò che sarebbe avvenuto nei decenni successivi. In “Master Of Puppets” le ombre del precedente “Ride The Lighting” diventano sempre più fosche e pesanti, assumono una vera e propria consistenza fisica; si posano, come un sudario, su un pianeta destinato a lacerarsi, sanguinare e soffrire, a causa di un modello sociale, politico ed economico che da lì a poco avrebbe preso il sopravvento, convincendo pochi uomini, estremamente pericolosi e potenti, che la loro tecnologia potesse sostituire persino Dio.

Questi deliri di onnipotenza conducono l’album verso le terre infuocate di “Damage, Inc.”, l’atto conclusivo di distruzione e necessaria purificazione; un brano apocalittico nel quale i Metallica danno corpo sonoro alle forze negative che si agitano nell’animo umano: egoismo, odio, violenza, intolleranza. Questi sentimenti torbidi, vorticosi e distruttivi non possono che condurre l’essere umano su un cammino estremo di morte e dannazione, una strada efficacemente rappresentata dal trash epico, selvaggio e furioso della title-track, quella “Master Of Puppets” nella quale il mastro burattinaio fa leva sulle nostre paure più irrazionali e primordiali per assumere il controllo delle nostre stesse vite, per portarci via tutti i nostri sogni e costringerci a vivere nel suo labirinto senza uscite, sprecando i nostri giorni, uno dopo l’altro, senza più alcuna empatia verso il mondo esterno ed il nostro prossimo, finchè non arriverà  il momento finale, quello nel quale il filo del destino si spezzerà  per sempre.

Molti considerano questo disco, l’ultimo con lo storico bassista Cliff Burton, prima che egli scomparisse prematuramente nel 1986, l’apice metallico della band; successivamente il bisogno di entrare in contatto con un pubblico più ampio e di espandere le proprie tematiche, portò, inevitabilmente, il loro sound verso lidi più rock, permettendogli di andare al di là  delle sole ambientazioni speed e trash metal.

Pubblicazione: 3 marzo 1986
Durata: 54:45
Dischi: 1
Tracce: 8
Genere: Trash-Metal
Etichetta: Elektra, Music For Nations
Produttore: Metallica, Flemming Rasmussen
Registrazione: 1 settembre – 27 dicembre 1985

Tracklist:
1. Battery
2. Master Of Puppets
3. The Thing That Should Not Be
4. Welcome Home (Sanitarium)
5. Disposable Heroes
6. Leper Messiah
7. Orion
8. Damage, Inc.