E’ già  da tempo che noi di Indie for Bunnies abbiamo messo gli occhi addosso a questa band australiana che ora arriva al quarto album.

Li abbiamo seguiti nel loro percorso in un panorama australiano, loro sono di Perth, nel quale il rock psichedelico ha avuto parecchia fortuna, esportando in tutto il mondo artisti del calibro di Tame Impala King Gizzard & the Lizard Wizard.

Una band che ormai suona insieme da diversi anni e che è riuscita a crearsi un nutrito seguito di fedelissimi fan, sia in patria che in giro per il mondo: molto merito della loro popolarità  è dovuta ai concerti live, in cui danno il loro meglio e spesso ricreano atmosfere anni 60-70 aiutati dalla loro musica e dai numerosi partecipanti.

L’album ha un ritmo sostenuto, in una confusione spiazzante, sempre in bilico tra la follia e la brillantezza, il tutto condito dalla volontà  di mischiare le carte: un sound antico, melodie pop spesso trasformate da un velo di polvere noise ma che, in fondo, tolgono qualcosa al tocco brillantemente retrò del sound, rendendo tutto più sfocato.

Ci sono brani che si distinguono e risaltano come “Tally-Ho” che mette subito in chiaro in che cosa ci stiamo avventurando, seguito da “Sawtooth Monkfish”che inizia con suoni da retro games, un bel pezzo in parte sacrificato dagli effetti alla voce, pervaso da quel velo polveroso che pervade tutto l’album.

Gli stessi effetti li ritroviamo un po’ dappertutto, anche in “Mr. Prism”, canzone pronta a far scatenare i fan ai loro concerti, quando finalmente ci si potrà  tornare.

Se la parte centrale dell’album scivola via un po’ anonima, a parte “The Terrors” e la beatlesiana  “Glitter Bug”, è la parte finale dell’album ad apparire più interessante, partendo da “Mango Terrarium” con una buona costruzione melodica e la voce meno carica di effetti e soprattutto la chiusura ,che avviene con “The Tale Of Gurney Gridman” folle e ben costruita. Questa è la loro dimensione musicale che preferisco e spero sarà  il percorso che decideranno di intraprendere.

In cocnlusione abbiamo di fronte una band che sa suonare grazie a ottimi musicisti, fantastica nei live e che spesso riceve buone recensioni, eppure, più ascolto questo album, più penso che difficilmente mi ricapiterà  di riascoltarlo.

Photo Credit: Matt Puccinelli