Il ritorno di Timothèe Reigner  aka Rover è più che mai gradito in questo 2021, fino ad oggi musicalmente abbastanza avaro. Il suo talento compositivo si mostra nuovamente in un lavoro intimo e sentito, melodicamente riuscito e interpretato in modo eccellente.

Se nel suo precedente lavoro “Let it Glow” aveva scelto la Bretagna e una location in campagna dotata di un vero e proprio studio di registrazione, per “Eiskeller” la scelta è singolare e per certi versi si riflette nei brani, ai quali dona un’atmosfera particolare e affascinante.

Rover ha registrato l’album a Bruxelles in completa solitudine, scegliendo, in una vecchia fabbrica abbandonata, una sorta di cantina frigorifero illuminata da luci al neon, da cui il titolo dell’album Eiskeller che, tradotto letteralmente, significa cantina del ghiaccio, nel quale si è isolato e da solo ha costruito questo piccolo capolavoro.

L’ artista dimostra di avere la qualità  autoriale dei suoi miti, David Bowie e John Lennon, e soprattutto dal secondo la capacità  di trovare percorsi melodici semplici e sinceri che colpiscono il cuore. Dico semplici perchè nella musica la semplicità  o la complessità  sono qualità  che hanno lo stesso valore quando si traducono nella capacità  di far scattare nell’ascoltatore quella scintilla, quel brivido immediato capace di emozionare e regalarti il momento e il ricordo.

Questa solitudine autoimposta, in questo strano posto nel quale non esiste nulla e nessun contatto con l’esterno, ha inoculato nell’artista l’effetto eremita, che cerca nella solitudine e nel confronto con se stesso una visione di Dio, allo stesso modo Rover cerca e trova l’ispirazione per la sua musica, e in questo ambiente freddo e inusuale, alimenta e riscalda la sua anima solo con le sue composizioni.

Ci riesce bene perchè “Eiskeller” è un album nel quale viene esaltata la qualità  del musicista, che si conferma una firma importante e che si pone al livello dei grandi artisti, quelli capaci di unire alla qualità  della loro musica anche la capacità  di raggiungere un vasto pubblico, dote non sempre presente in tutti gli autori di livello.

L’album apre con “To This Tree”, scelto come singolo, che subito dona dei brividi, ma non di freddo, un brano nel quale la bella voce di Timothèe Reigner  traccia melodie avvolgenti e accattivanti e ci canta  un racconto nel quale la ricerca del proprio passato e del prorpio ricordo viene simboleggiato dall’albero e dalle sue radici.

Se dei riferimenti ad un certo pop alla John Lennon possono anche a volte essere percepiti, ci sono brani che a volte sorprendentemente mi ispirano anche altri ricordi di ascolti a me cari, come l’ottima “Burning Flag” che si avvicina a tratti agli Echo and The Bunnymen , o il bel brano che chiude l’album “Woys” che inizia come fosse una linea melodica degli  Strokes.

I pezzi da ricordare sono molti, mi limito a citare “Roger Moore” che sicuramente verrà  scelto come nuovo singolo, “For Ages” con una chitarra sghemba che lascia il posto alla dolcezza, la singolare “Cold And Tired” al piano e con la voce di Timothèe Reigner stranamente carica di effetti un po’ alla, (oh no ancora lui),   Julian Casablancas.

“Eiskeller” è veramente un lavoro piacevole e raffinato che finalmente mi regala un album da inserire nella mia top ten dell’anno, un autore raffinato capace di realizzare brani che resteranno nella memoria dell’ascoltatore, come un ricordo, come l’albero di “To This Tree” al quale si sente ogni tanto il bisogno di tornare.