Il 5 ottobre di quarant’anni usciva “Speak and Spell”, debutto dei Depeche Mode: quest’album rappresenta il classico binomio Depeche Mode/synth-pop che ha caratterizzato i nascenti anni 80, un manifesto di musica elettronica intriso di contaminazioni pop che ha, di fatto, reso i DM i grandi precursori del genere.

L’esordio della band di Basildon fu un tripudio di hit che si districano tra sintetizzatori e drum machine con semplicità  e letizia lontana dalle sofisticazioni e sperimentazioni che hanno in appresso caratterizzato la lunga e inarrivabile carriera dei DM. “Speak and Spell” è un favoloso disco dall’ascolto immediato, tutt’ora lontano dalle mire “vintage” tanto in auge, dove il classico piglio easy-listening si traduce in una tracklist con l’irrimediabile effetto earworm, soprattutto in episodi come “Dreaming of Me”, coinvolgente singolo del debutto, “New Life”, con il suo incalzante refrain, oppure con la martellante “Photographic” e, soprattutto, la ruffiana “Just Can’t Get Enough”, un inno pop con quell’intro conosciuto da ogni specie vivente!

Registrato al Blackwing Studios, ospitato all’interno di una chiesa sconsacrata nel sud-est di Londra, e prodotto dallo storico fondatore della Mute Records, Daniel Miller – al quale è attribuita la paternità  del titolo dell’album ispirato ad noto gioco elettronico per bambini della Texas Instruments – l’esordio dei DM si compone di undici tracce, nove delle quali portano il timbro di Vince Clarke ad eccezione della sperimentale “Tora! Tora! Tora!” e “Big Muff” – tipica traccia strumentale molto in voga nelle bande electropop degli anni ’70 –  siglate da Martin Gore il quale figura anche come solista in “Any Second Now (Voices)” e che, successivamente, prese il posto di Clarke come penna ufficiale della band.

L’impronta di Clarke, in effetti, si ripercuote su tutto l’album segnando di fatto una fusione prologo/epilogo della sua presenza nei DM, una sorta di manifestazione autobiografica del suo stile catchy capace di mettere a segno hit, oltre a quelle appena citate, come “What’s Your Name?” oppure “I Sometimes Wish I Was Dead”, con i suoi  spumeggianti riff di tastiera, ma anche brani più introspettivi e come l’ossessiva “Puppets” oppure la controversa “Nodisco”, sempre caratterizzati da quell’anima dancefloor e dotati di impeccabile perfezione nelle loro incredibile schiettezza.

“Speak and Spell”, neanche a dirlo, fu un esordio di successo riuscendo a raggiungere la posizione n. 10 della classifica inglese già  dopo un mese dal rilascio ma proprio sull’onda di quel successo, sugellato con il tour di supporto, che Clarke annunciò l’abbandono della band – a tutt’oggi senza un motivo ufficiale all’origine della sua scelta – mentre Daniel Miller  riuscì a convincerlo a rimanere fino alla fine del tour, con l’ultima esibizione della band al completo al Chichester Festival Theatre il 3 dicembre del 1981.

Successivamente, per la classica ironia della sorte, le strade dei DM e Clarke si incrociarono nuovamente, almeno virtualmente, nel momento in cui Clarke – che nel frattempo aveva formato gli Yazoo insieme all’amico d’infanzia Alison Moyet – decise di registrare l’album della nascente band al Blackwing Studios e scoprire come lo studio fosse già  al completo in quanto i DM stavano registrando il nuovo album “A Broken Frame” (che vide l’ingresso di Alan Wilder nel gruppo, ancorchè non figuri nell’album).

“Speak and Spell” rimane, dunque, un eccelso debutto che segnò l’inizio dell’incredibile parabola di successo del più grande gruppo synth-pop di tutti i tempi.

Depeche Mode “Speak and Spell”
Data di pubblicazione: 5 ottobre 1981
Tracce: 11
Lunghezza: 44:58
Registrazione: Blackwing Studios, London
Etichetta: Mute Records
Produttore: Depeche Mode, Daniel Miller

Tracklist
1. New Life
2. I Sometimes Wish I Was Dead
3. Puppets
4. Boys Say Go!
5. Nodisco
6. What’s Your Name?
7. Photographic
8. Tora! Tora! Tora!
9. Big Muff
10. Any Second Now (Voices)
11. Just Can’t Get Enough