C’è un piccolo incurante universo nell’ultimo album di Nick Saloman, un affettuoso posto in cui rifugiarsi dalle brutture di questa società  plasticamente raffigurate nella foto di copertina nello squallore di edifici di periferia si immagina, dalle difficoltà  di questo periodo di ristrettezze sanitarie ma di riflesso anche sociali.

Salomon inserisce queste tematiche sul chi siamo ora in un contesto musicale che come al solito pesca a mani aperte dal tutto il caro repertorio del rock blues anni 60/70, l’amato Hendrix in primis, ma portandosi inevitabilmente a strascico tutte le derive di quel periodo, dal grunge, a certe cose post hard core, alle ballate nervose, così che dentro “Little Eden” si sentono anche echi, tra gli altri, di Dinosaur Jr, Repalcement, vagamente gli ultimi Husker Du.

Tutto questo dentro un album monumentale, 20 canzoni, più di un’ora di musica dove i momenti più vibranti sono sicuramente quelli in cui si avverte l’immediatezza dell’esplosione chitarristica, originario marchio di fabbrica del leader,   con per il resto la solita navigata capacità  di bilanciamento fra diversi generi, in virtù della perizia nel dettaglio degli arrangiamenti ed in generale della genuinità  compositiva.

Saloman è da 35 anni che fa queste cose, il vintage che ci propone per definizione rimane sempre di buon livello, subendo variazioni di bisogno a seconda del periodo in cui ci troviamo, più che della qualità  degli album di The Bevis Frond, che rispondono, certo con i dovuti distinguo delle singole produzioni, a quella atavica voglia di riconnettersi ad un’aurea concezione di rock classico, se vogliamo primordiale e basilare, che però libera l’anima all’occorrenza.

La prossima volta, però, caro Nick, magari un pò più di sintesi, avrai avuto magari anche tante cose da dire, siamo stati rinchiusi come topi per troppo tempo e ce lo vuoi far dimenticare o forse meglio assimilare, ma uno non si ricorda a che canzone ha lasciato l’ultima volta questo “Little Eden”, perchè è inevitabile che non si riesca a finire di ascoltarlo tutto insieme, e ciò dispiace, è un peccato per tanta buona volontà .