Non sbagliano l’appuntamento con il terzo album le statunitensi The Ophelias, che con “Crocus” ci porgono sul piatto dodici deliziose tracce di candido e rassicurante indie rock dal sapore folk. L’ideale per queste prime giornate autunnali, con il freddo che inizia a pizzicarci la pelle e a farci venire voglia di affondare sotto le coperte calde del letto.

A costo di eccedere in leziosaggini, mi spingerò a dirvi che i suoni gentili e delicati del giovanissimo quartetto di Cincinnati, sulle scene da poco più di sei anni, sono una vera e propria carezza per l’anima. Un disco da ascoltare preferibilmente quando si è giù di morale e si è alla ricerca di una musica in grado di trasformare la tristezza in sereno languore.

Lo spirito limpido, sincero e variopinto delle Ophelias si riflette alla perfezione in una raccolta di brani sì malinconici, ma anche dalle sfumature vivaci e dai toni confortevoli, ricchi di quei raffinatissimi elementi armonico-melodici che, nella maggior parte dei casi, sono prerogativa esclusiva di songwriter ben più navigati.

La band, nonostante le scarse esperienze sin qui accumulate, dimostra quindi di essere già  matura e pronta a lasciare un segno nell’affollato panorama alternative. Colpisce in maniera particolare la forte presenza di atmosfere dal chiaro gusto “’90s – con riferimenti abbastanza evidenti allo slowcore, all’alt country e al post-rock – e il peso degli strumenti ad arco nell’architettura delle canzoni.

Per le Ophelias i violini vanno bene su tutto. E allora meglio abbondare: li ritroviamo con piacere nella solare “Sacrificial Lamb”, nella pacatissima “Neil Young On High” (con Julien Baker a fare da guest star), nell’eterea “Biblical Names” e nella stranamente ruvida “Becoming A Nun”, episodio più energico della scaletta insieme alla conclusiva “Vices”.

Siamo onesti: qualche difetto ancora c’è. Non tutte le composizioni sembrano essere a fuoco, schiacciate da passaggi ridondanti e soluzioni inconcludenti. Ma alle bravissime Ophelias di “Crocus” perdoniamo anche i filler di troppo. Disco straconsigliato: speriamo sia il punto di partenza per un futuro radioso.