Ci sono stati per tutti dei momenti più diversi degli altri durante i periodi cupi del lockdown, non dico quelli più disperati o tristi, buoni questi per attaccarsi subito a qualche cosa, amici via telefono, un whiskey doppio, chissà  cos’altro. Non mi riferisco neanche all’idea di sfruttare al massimo questo periodo di assenza per fare cose mai fatte prima, con questo fino all’esaurimento delle cose mai fatte prima.

Mi riferisco al vero vuoto attivo, quello in cui siamo riusciti a confrontarci con l’indicibile alla nostra portata, quando il barlume di lucidità  ci ha permesso di far uscire la nostra voce, in una qualche forma espressiva che riuscisse a coniugare l’assurdità  della situazione con l’enorme bagaglio di reazoni emotive che tutto ciò suscitava.

Ranaldo coniuga questa motivazione con l’esigenza di far vibrare le corde della sua chitarra acustica, durante una notte ispirata, al buio, con un lirismo crudo e non narrativo, dove il conforto del suono caro di queste corde pizzicate si scontra con un taglio minimalista e quasi d’avanguardia, memore delle prime esperienze musicali del nostro, creando un perfetto ambito di riflessione per i nostri pensieri pandemici, uno spazio magnetico dove ad un certo punto l’essenza dei suoni diventa l’unico appiglio a cui aggrapparsi, ma anche la prima sensazione tangibile che ci fa da ancora alle nostre fragilità : la ripetizione della stessa nota a ritmo frequente e costante diventa lo scandire temporale della tragedia, ma anche ora, al momento dell’ascolto, il ricordo che si fa memoria di esperienza, un tic tac che segna il tempo interno del nostro sguardo attonito verso il surreale vissuto.

In Virus Time, beninteso 4 pezzi strumentali per 23 minuti di musica, è questo, uno squarcio romantico dentro una tragedia, un frammento artistico dentro questo buio dell’umanità , una rosa vicino ad uno specchio tagliente, come evocato dalla splendida copertina; ed in tutto questo non ci sono parole, non messaggi o indicazioni, solo qualche fischiettio, per il resto imponenti drones acustici di una chitarra che naviga istintiva sulle onde umorali dell’ex Sonic Youth, artista sensibile, artista a tuttotondo, una certezza assoluta. Anche in tempi di virus.

Credit Foto: Leah Singer