Seguo i White Lies sin dal sorprendente esordio del 2009 “To Lose My Life” e, nonostante le numerose critiche ricevute per alcuni “inciampi” nei lavori successivi, in realtà  credo che il terzetto di Ealing non abbia mai commesso   veri passi falsi. Anche il bistrattato “Ritual” aveva al suo interno pezzi pregiati (“Bigger Than Us”, “Strangers”, “Turn the bells”) e, dunque, per buona pace degli insaziabili detrattori ritengo che McVeigh e soci non hanno alcunchè da rimproverarsi. Certo, non è tutto oro ciò che luccica, mi pare si dica così…e, pertanto, vero, alcuni episodi risultano davvero   trascurabili. Ma non è questa la sede per elencarli.

Giunti al loro sesto album in tredici anni dopo il giro di boa rappresentato dal buon “Five” del 2019, per   Harry McVeigh, Charles Cave e Jack Lawrence-Brown è tempo di capire se la strada intrapresa sia ancora quella giusta ovvero se c’è ancora da lavorare per cercare conferme. Ebbene, questo “As I Try Not To Fall Apart” pur non portando una decisa ventata di aria nuova richiesta alla band risulta essere un prodotto di assoluto livello, dove (ri)trovano conforto sgargianti melodie, come in “Step Outside” e nelle tinte eighties del nuovo singolo “Blue Drift”, ed irresistibili ritornelli pop – come nel trittico iniziale formato dai riff funky di “Am I Really Going to Die”, dalla trascinante title track “As I Try Not To Fall Apart” e dall’ampiezza di “Breathe” – che seguono il passo di uno stile sicuramente radio friendly tuttavia non per forza commerciale.

Eppure, l’agognato effetto evolutivo del sound vuole farsi largo in modo vitale tant’è che, partendo dai ficcanti riff   marchio di fabbrica della band in “I Don’t Want To Go To Mars”, che ricordano la base della cennata “Bigger Than Us”, si arriva ai quasi sette minuti di doom/industrial di “Roll December” o alle note malinconiche della successiva “Rangworm”.

Registrato presso gli studi Sleeper e Assault & Battery ad ovest di Londra, per “As I Try Not To Fall Apart” la band si è avvalsa ancora della collaborazione del fidato Ed Buller (Pulp, Suede) coadiuvato da Claudius Mittendorfer (Weezer, Panic! At The Disco), i quali hanno dunque impresso quella conseguente spinta earworm alla maggior parte delle sonorità  laddove, a spezzare l’idillio synth-pop ci pensa “The End”, dall’ambientazione gotica e oscura che apre al pop-rock della closing track “There Is No Cure For It”.

“As I Try Not To Fall Apart” a me è piaciuto, tanto nei punti deboli quanto in quelli ben riusciti che, in particolare, hanno giovato di una produzione fresca, con arrangiamenti di tutto rispetto e con una buona scrittura che tocca svariati temi. Con le dieci tracce in commento i White Lies, dunque, mostrano nella loro coerenza una voglia di sviluppo che fa scopa con l’oramai raggiunta maturità .