Cambia ancora Konstantin Gropper, il musicista tedesco che da anni si cela dietro il nome Get Well Soon. Il sesto album è l’ennesima svolta di una carriera passata dall’eleganza di “The Scarlet Beast O’ Seven Heads” al chamber pop dell’ultimo “The Horror” in una continua alternanza tra luce e buio, pessimismo e ottimismo. “Amen” appartiene alla seconda categoria, anzi è un disco ancora più solare di quel “Love” che ha cambiato forse per sempre approccio e attitudini musicali di Gropper.

Dodici brani che si muovono tra elettronica leggera e pop con l’intervento dei fiati che colora l’atmosfera di “A Song For Myself”, piccolo manuale di auto aiuto scritto con l’onestà  di un diario. Galeotti sono stati gli ultimi due anni per Get Well Soon che tra un lockdown e l’altro ha dovuto trovare nuovi modi per tenere a bada quei demoni con cui sembra aver imparato a convivere piuttosto bene in “My Home Is My Heart” spingendosi addirittura oltre con “I Love Humans” dove tira fuori il suo animo da crooner.

Il ritmo incalzante di “This Is Your Life” e “One For Your Workout” tutto tastiere e drum machine mette in riga un disco che finisce per avere nella delicatezza di “Our Best Hope” l’arma segreta. Arrangiamenti sempre molto curati come quelli del singolo “Mantra” e di “Chant & Disenchant” arricchiscono di sfumature “Amen”, mentre la sognante “Richard Jeff & Elon” ricostruisce la ben nota vicenda dei tre miliardari Branson, Bezos e Musk impegnati a sfidarsi in una personalissima gara per arrivare nello spazio.

Get Well Soon tira fuori un filo di cattiveria solo in “Us vs Evil” prima di lasciar spazio a una ballata molto melodica e non troppo banale come “Golden Days”. Curiosa la chiusura affidata a “Accept Cookies” con un testo scritto mettendo insieme i bigliettini contenuti nei biscotti della fortuna senza un velo di quel sarcasmo che ha caratterizzato per anni la penna di Gropper. L’intensità  di “Songs Against The Glaciation” e “Rest Now, Weary Head! You Will Get Well Soon” è purtroppo un lontano ricordo, sostituita da un happy end che un po’ di amaro in bocca lo lascia inutile negarlo.