Non smetterò mai di dirlo: il britpop non era solo Oasis, Pulp, Supergrass o Blur. Troppo spesso i pesi massimi valgono come parte per il tutto. Non è questo il caso. I nomi grossi hanno fatto si che i riflettori rimanessero accesi, ma a tenere vivo il movimento erano una miriade di ottime band che hanno avuto i loro momenti di gloria, all’epoca, ma ora si ricordano a fatica. Una di queste sono proprio i Geneva.

Fin da subito sembravano gravitare nell’orbita Suede e anche la stessa casa discografica della band di Brett e soci si credeva garantisse un qualcosa in più. In realtà  quel “qualcosa in più” era all’interno del gruppo stesso, stiamo parlando della voce di Andrew Montgomery, vero e proprio elemento distintivo dei Geneva. Andrew ci porta letteralmente in paradiso, la sua tonalità  sfida le leggi di gravità  e si arrampica celestiale in alto, lasciandoci senza fiato e col batticuore. La band intorno a lui costruisce un guitar-pop che sa essere tanto avvincente e classico, quanto crepuscolare e malinconico. Perchè alla fine proprio su questo equilibrio giocavano i Geneva, con conzoni come “Into The Blue” e “Best Regrets” incalzanti e accativanti, pronte a catturarci con arpeggi iper-melodici e ritornelli di spessore, ma anche momenti che tenevano fede a quella copertina con un paesaggio nebbioso, spoglio e scarno. Prendiamo “Worry Beads”, che sembra un suggestivo incrocio tra i Suede più decadenti e i primi Radiohead, una cosa magnifica, ma come non citare l’eterea “Fall Apart Button”, sospesa e magnifica come un sogno dal quale non voremmo svegliarci più. Bellissima anche la smithsiana “No One Speaks”, singolo apripista che ci fece conoscere la band.

Il gioco del forte/piano spesso declinato in modo ottimale, vuotiche sono riempiti dalle chitarre e dalal voce angelica di Andrew, nei quali poi torna la quiete, attese e sperata (vedi la bellissima title track o “In The Years Remaining”).

Poi certo c’è la canzone con la C maiuscola, quella “Tranquillizer” per la quale io e il mio collega amico di sempre Gianni Gardon letteralemnte impazziamo. Canzone superba, costruita su un giro di chitarra subito, degli archi magnifici e un pre-ritornello che già  ci va venire la pelle d’oca, prima che Andrew, nel ritornello vero e proprio, vada dove solo lui può andare e noi lo guardiamo con le lacrime agli occhi. A mio avviso una delle canzoni più belle di sempre.

Sembrava l’inizio di qualcosa di grande. Non fu così, certo, ma questo esordio continuia ancora a brillare di questa luce affascinante, che ci cattura ancora, dopo 25 anni.

Publicazione: 9 giugno 1997
Registrazione: 1996″“1997, Londra
Genere: Indie rock, indie pop, art rock
Lunghezza: 45:57
Label: Nude (UK) / The WORK Group (USA)
Produttore: Mike Hedges

Temporary Wings
Into the Blue
The God of Sleep
Best Regrets
Tranquillizer
Further
No One Speaks
Worry Beads
Fall Apart Button
Wearing Off
Nature’s Whore
In the Years Remaining