Il ritorno dei JoyCut è stato annunciato da molte parole, infinite immagini e la data d’uscita che si stagliava gigantesca sul loro sito (05 June 2022, Giornata Mondiale dell’Ambiente) preceduta da una frase, solo apparentemente misteriosa: “Blu is our Blue“. Nove anni dopo “PiecesOfUsWereLeftOnTheGround” e a undici da “GhostTreesWhereToDisappear” questi tre cittadini del mondo presentano quello che ad oggi è il loro progetto più ampio, circolare, ricco di sfumature, ambientalista nei fatti (packaging, vinili, carta riciclata, trasporto sostenibile) non con frasi ad effetto.

Settantasei minuti divisi in quattro atti (“THE BLUWAVE”, “TIMESWHENSILENCEISAPOEM”, “THEICEHASMELTED”, “ANDBLEEDINGGLACIERSFORMOURTEARS”) dove la presenza della natura è fisica, prepotente, impossibile da ignorare. Il colore blu e l’immagine dell’onda legano tredici brani che fermano su disco un decennio di vita e scoperte, spina dorsale di un lavoro pensato per essere sperimentato nella sua totalità .

Molto Oriente, tanta Africa, elettronica e orchestrazioni, sintetizzatori e melodie che trasformano le note di “TheFirstSong” in un omaggio a New Order e Cure. Scorrono libere le percussioni di “Darwin”, le atmosfere new wave di “Ungaretti”, l’elettro pop viscerale e ritmato di “SAUN” in quota Depeche Mode, il pianoforte di “Novembre 13” e le sue velate armonie che si sporcano di effetti, il tenace notturno cittadino di “BluTokyo” con meravigliosi inserti orchestrali, la tenue allegria quasi infantile di “ThePlasticWhale”.

“Komorebi” è la chiave di volta, uno stato d’animo di soddisfazione e attesa, quello che “si coglie quando la luce del sole filtra attraverso le foglie degli alberi“, delicato e vicinissimo alla felicità  ma tremendamente fragile, anima cangiante che rompe gli indugi e trascina verso la parte finale inaugurata dalla distorta, minimale e intensa “Francis&Violet”. Una ballad classica come “Lisantrope” solo piano e voce colpisce per la sua sincera semplicità , così diversa dal dinamismo sonoro che caratterizza le furiose “Siberia [BeforeTheFlood]” e “Antropocene”.

Figlio della Biennale di Venezia e dell’esibizione al Meltdown Festival curato da Robert Smith, “The BluWave” è un coraggioso elogio del viaggio, dell’imprevisto, intriso di una forza leggera che lo rende maestoso e accattivante. Opera mastodontica solo apparentemente, scivola via con grazia e vitalità . Un quarto album vivido e vivace che mescola arte e musica con pennellate ora dolci ora violente, attraverso passaggi ritmici lievi e bruschi che confluiscono in “Plato / SHIRAKABA [TheSmileOfTheSun]” e contribuiscono a formare un personalissimo grido di rivolta.

Credit Foto: Margherita Caprilli