Credit: Johan Rönnow

Misteriosi e inaferrabili. I Nordic Sad sono un sestetto svedese del quale non abbiamo molte informazioni, eppure sono riusciti a catturare la nostra attenzione con un primo EP di 5 pezzi tanto variegati, epici e suggestivi, quanto oscuri, notturni e malinconici. La curiosità si è impossessata a tal punto di noi che non abbiamo resistito a contattare il cantante Victor Hanning, per conoscere meglio lui e la sua band.

Bentrovato Victor, è un piacere conoscerti.
Ciao Riccardo, il piacere è tutto mio.

La prima domanda può sembrare banale, ma in realtà non abbiamo molte informazioni su come è nata la band, anzi, bisogna dire che c’è un’aura di mistero intorno ai Nordic Sad e soprattutto sembra che, nelle registrazioni dell’album, la sfortuna si sia accanita su di voi… che mi dici?
La band è nata in un “nulla” svedese. Sai di cosa parlo? Se non non hai idea, beh ti posso dire che è un ambiente molto buio e freddo. Magari ti potrebbe piacere! Per quanto riguarda la sfortuna ora ti racconto. Abbiamo avuto un paio di hard disk rotti durante la registrazione del nostro EP, poi un membro del gruppo è andato in riabilitazione e un altro ha avuto un grave caso di Covid. Non sapevamo nemmeno se sarebbe tornato vivo. I miracoli accadono, anche nel “nulla svedese”.

Ma il vostro nome esprime davvero il vostro stato d’animo (triste e depresso) o è un cliché, uno stereotipo che nel Nord Europa la malinconia sia un sentimento così diffuso?
La malinconia del nord è un dato di fatto. Gli stereotipi, a dire il vero, esistono per un motivo. Può essere un cliché, ma in fin dei conti tutto lo è. Il nostro stato d’animo è tutto e niente: lo possiamo definire elastico e mutevole. Non c’è mai una parola per definire come si possa sentire la mente. Sì, a volte ci sentiamo tristi.

Il vostro EP di cinque brani mostra una grande varietà di suoni ed emozioni: iniziate in modo arrabbiato e rumoroso con “Digital Addict” e potremmo pensare che le canzoni successive seguiranno questo stato d’animo e invece subito dopo ecco una canzone avvolgente e morbida come Child’s Lament. Mi sembra proprio che sia nella vostra natura non essere facilmente etichettabili, o no?
Non ci interessa creare canzoni già sentite. La musica è soprattutto scienza e io sono qui come esploratore, voglio vedere ciò che va oltre la mia comprensione. Fammi fare questo paragone: la musica è matematica e la matematica stessa è numeri infiniti. Non sono uno che ascolta cose che vanno bene per quell’attimo o per determinate circostanze. La singolarità può essere un grande concetto se non viene ripetuto. La mia ispirazione viene dai grandi nomi e da come esplorano la loro interiorità. C’è molta grandezza là fuori e quindi concentriamoci sugli aspetti positivi, che non mancano, che ne dici?

Child’s Lament” ha una performance vocale magnifica, a mio parere la più bella dell’intero EP. La tua voce è così intensa, riuscendo a infondere calore in una canzone che si basa molto sui synth e con questa chitarra semplice e quasi spartana, che potrebbero sembrare invece elementi più freddo. Mi piace questo contrasto e amo la canzone. Non so se anche tu hai avuto l’impressione di una canzone “calda e fredda” allo stesso tempo?
Grazie Riccardo! È un’interpretazione interessante della canzone. La mia impressione di “Child’s Lament” è che sia davvero scandinava al 100% e questo potrebbe rispecchiare il tuo spunto. La canzone parla del viaggio di un bambino perduto, delle sue avventure verso l’età adulta e del suo diventare padre. Leo (il chitarrista) ha scritto quel bellissimo riff in un attimo. È un genio! Non sono sicuro che lo sappia, però. Non diciamoglielo!

Comunque, possiamo dire che artisti come David Bowie, Nick Cave fanno parte del vostro background musicale? Hai qualche riferimento che trovi molto affine a voi?
Nick Cave e David Bowie hanno il mio massimo rispetto. Li amo entrambi. Però come ti dicevo prima, il mio riferimento è tutta la musica. Non ce n’è abbastanza per me là fuori. Cari musicisti, fate più canzoni, così avrò qualcosa da fare e da “studiare” fino alla mia morte.

Sai che “Don’t Fear The Signs” mi porta sempre in mente i Cure?
Beh, “Disintegration” è un grande album, credo che come risposta possa bastare.

Parliamo ora di quella meraviglia che è “Here To Survive”. Una canzone magnifica. La adoro perché ogni volta che la sento scopro nuovi dettagli. Epica, melodrammatica, intensa, commovente, celestiale… quanti aggettivi si potrebbero usare per descrivere la canzone. Rimango senza fiato nel cambio di atmosfera del finale… sono davvero curioso di sapere come è nata…
“Here To Survive” è l’ultima canzone che abbiamo registrato per “Unity”. Pensa che all’inizio non piaceva al gruppo. Ho creato il loop iniziale, che senti nel brano, a casa mia, in una stanza buia, mandando al contrario delle registrazioni. Non avevo tempo per pensare, i pensieri vanno e vengono, come si dice, e quindi è tutto arrivato come d’impulso.

Ma avete già iniziato a suonare queste canzoni dal vivo?
Abbiamo fatto due concerti. Il secondo è stato organizzato da una specie di strega, naturalmente in una casa stregata. C’era anche uno strano bambino sul palco. Sicuramente ricominceremo a suonare a febbraio e ci sarà del nuovo materiale.

Una domanda un po’ particolare: per voi, che siete svedesi, la Svezia è più la patria del pop (penso a un gruppo storico o seminale come gli Abba) o è più da definire come la patria del death metal (io, tra l’altro, adoro un musicista come Nicke Andersson!)?
Sai qual è la verità Riccardo? Non c’è una dualità tra i generi musicali che hai elencato. La Svezia è un luogo di buon songwriting in entrambi i mondi sonori citati, ma, sarò sincero, è come qualsiasi altro posto.

Cosa vi aspettate dal 2023 appena iniziato?
La registrazione del nostro primo album (“Perception Perfection”) e una più profonda comprensione di tutte le cose, così come sono.

Ma qualcuno di voi è stato in Italia?
Io posso parlare solo per me. No, non sono mai stato in Italia. Il che è strano. Potrebbe essere la mia seconda casa in un futuro non molto lontano. Amo dell’Italia la storia, il cibo e i panorami suggestivi. Per molti versi mi sento più italiano che svedese. Forse è il mio carattere passionale. Lo scopriremo quando ci andrò, speriamo presto!

Grazie ancora per la tua disponibilità, cari amici. Il nuovo anno è appena iniziato, puoi dirmi almeno 3 dischi che, nel 2022 o in questi ultimi anni, ti sono piaciuti e magari hanno messo d’accordo tutti i Nordic Sad?
Ma grazie a voi per avermi dato la possibilità di fare questa chiacchierata. Ti cito volentieri tre album (di cui solo l’ultimo è del 2022) che ci sono serviti per colmare quell’ispirazione verso l’esplorazione di cui ti parlavo prima, ovvero “Inside The Rose” dei These New Puritans, il disco omonimo dei For Those I Love e chiudo con “Exaudia” di Lisa Gerrad & Marcello De Francisci.