È capitato spesso che venissero prodotti dei dischi che tecnicamente avessero un eccezionale pregio, ma che non raccontassero proprio niente.

Credit: Sarah Cass

Nessuna emozione, nessun messaggio pregno di significato. In questo caso, però, abbiamo l’esempio contrario: SYML, aka Brian Fennell, ci porta un disco di 15 tracce che sono pienamente sincere e cariche emotivamente, incorniciate in una struttura strumentale che è già stata ripassata largamente nel corso degli anni ma che comunque si inserisce perfettamente nel messaggio che vuole trasmettere.

“The Day My Father Died” è un album manifesto delle emozioni, un vademecum per coloro che hanno sofferto o che soffrono per la perdita di un proprio caro. Per l’appunto Fennell vuole parlarci della scomparsa del padre adottivo, di come ha vissuto questo dolore e di come, di conseguenza, ha rivalutato le sue relazioni personali.

Da sempre l’artista è stato partecipe alla vita religiosa di Seattle, un modo secondo lui per potersi far ascoltare con in mano la sua chitarra. E questa sua influenza di vita lo ha portato a registrare l’album proprio in una chiesa, in un mondo quindi a lui caro e ben protetto. Il risultato è un percorso indie-folk contaminato da soul, R&B e country che si rivede molto nelle canzoni come “Howling” (nella quale mostra un fantastico falsetto), “The Day My Father Died o “Sweet Home” (che si avvicina tantissimo ad un brano di
Simon & Garfunkel).

È molto presente la commistione di generi a loro simili, di una vicinanza a band come Band Of Horses o Fleet Foxes ( “Baby Don’t Lie” ne è un chiaro esempio). Proprio per questo, però, dal punto di vista musicale ci ritroviamo molto davanti ad un qualcosa già sentito, con i soliti giri di chitarra o i usatissimi tempi di batteria. Questo però non significa per forza negatività, anzi: ad arricchire il prodotto finale ci sono molti featuring come Guy Garvey, Lucius, Sara Watkins e Charlotte Lawrence.
Come già detto in precedenza, se la musicalità rivede arrangiamenti già utilizzati, i testi ed i messaggi sono i veri protagonisti di questo album poiché sono proprio loro a far trasparire l’anima dell’artista. Ma ancora di più ci ritroviamo davanti ad un’opera sincera che non vuole fare altro che accompagnarti in un percorso che in questo momento è difficile o, con chiaro anticipo, aiutarti ad affrontare il mondo nei tempi più bui. La sincerità e la delicatezza di questo album, quindi, vincono su tutto. Anche sulla ripetitività musicale.