Dieci anni fa i Deafheaven riuscirono a portare all’attenzione del grande pubblico un genere ostico come il blackgaze pubblicando il celebre “Sunbather”. Un album amato da tanti ma anche molto discusso – accolto con pareri contrastanti dagli appassionati più intransigenti della musica estrema – nel quale elementi di black metal, post-rock e shoegaze si intrecciano in un viaggio emozionale di lunga durata.

Il secondo disco del gruppo californiano consta di sette tracce così intense e articolate da non avere quasi alcun limite. E infatti più della metà dei brani inclusi supera i nove minuti. George Clarke, Kerry McCoy e Daniel Tracy non sono tipi da farsi spaventare dalla complessità. Rifuggono da facili trovate, evitano strutture trite e ritrite e danno vita a composizioni ampie che esplodono di rabbia e passione.

È il pathos, la parte irrazionale dell’anima, a motivare i Deafheaven di “Sunbather”. Un flusso inarrestabile di emozioni discrepanti che scorre seguendo passaggi scorticanti ed eterei. Riff tremolanti di scuola black metal si alternano ad accordi limpidi e pieni, figli del post-rock e del sadcore più placido, sognante e riflessivo.

Le influenze shoegaze si nascondono sotto la fitta trama sonora formata dalle urla agghiaccianti di Clarke, dalle chitarre di McCoy e dalla batteria di Tracy, i cui blast beat forsennati rendono ancor più rumorosi e caotici i numerosi crescendo e i momenti heavy del disco.

La musica di “Sunbather” è pesantemente delicata e delicatamente pesante. Il gioco di parole non è dei migliori ma l’ossimoro rende l’idea in maniera esatta. La peculiarità dell’opera sta nei suoi perenni contrasti. Aggressività e introspezione; malinconia e brutalità; bellezza e orrore: gli opposti si fondono tra loro per dar forma a un album ambizioso e di enorme profondità.

Gli aspetti pretenziosi, magniloquenti ed esagerati passano in secondo piano in un lavoro costruito in modo tale da essere il più intenso ed emozionante possibile. Senza andare troppo per il sottile, nonostante la presenza di non poche aperture melodiche in grado di dar respiro alla musica.

Un’esperienza di ascolto destinata a restare travolgente e catartica per sempre. Il decennio trascorso dall’uscita non pesa in maniera particolare. Pezzi epici e interminabili come “Dream House”, “Please Remember”, “The Pecan Tree” e la title track lasciano ancora il segno.

Data di pubblicazione: 11 giugno 2013
Tracce: 7
Lunghezza: 59:58
Etichetta: Deathwish
Produttori: Jack Shirley, Deafheaven
Tracklist:

Dream House
Irresistible
Sunbather
Please Remember
Vertigo
Windows
The Pecan Tree