Gli Emoji of Soul, duo lucano di stanza a Bologna composto da Emanuela De Canio e Stefano Volini, sono giunti quest’anno all’esordio su lunga distanza dopo l’interessante Ep omonimo del 2021.

Foto del gruppo inviata da Emanuela De Canio (Emoji of Soul) - credit foto: Ilaria Passiatore
Credit: Ilaria Passiatore

Mettendosi all’ascolto delle nove canzoni che compongono “Non avere paura” – pubblicato con (R)esisto Distribuzione –  sono tante le componenti positive che si riscontrano, al di là della perizia tecnica dei due protagonisti che, nonostante l’ancora giovane età, tutto sembrano tranne che dei debuttanti.

In effetti collaborano assieme da un po’ e questo stesso progetto a guardar bene ha radici lontane ma, andando un po’ controcorrente rispetto alle frenesie e agli hype del momento, hanno voluto fare le cose con calma, senza particolari ansie da prestazioni.

Tra i primi aspetti positivi da rimarcare vanno messe le atmosfere suadenti che sanno ricreare, vuoi per l’ammaliante canto di Emanuela, vuoi per i suoni morbidi ed eleganti di Stefano, su cui è doveroso rimarcare come anche in fatto di produzione e arrangiamenti siano state fatte le scelte giuste per valorizzare al meglio i vari pezzi che, messi insieme, vanno a creare un mosaico uniforme e assolutamente gradevole delle varie sfaccettature che possono rivestire le relazioni umane, a partire dal sentire emotivo del singolo individuo.

Sorretti da un apparato soul e urban, gli Emoji of Soul in realtà si ritrovano in maniera consapevole ed efficace a flirtare col pop, quello però ben fatto, lontano da soluzioni facili e comode, pronte all’usa e getta.

Risultano pop per la loro capacità melodica, per come arrivano dritti all’ascoltatore, per la semplicità con cui delineano delle liriche incentrate sulla vita quotidiana, ma non per questo banali o mediocri.

L’apertura è affidata a “Ginestre” che mi pare ben rappresentare le loro istanze creative, ribadendo quanto appena enunciato: è un soul-pop di gran classe, interpretato magnificamente dalla De Canio abile a mostrarci subito le sue innegabili dote vocali.

“Un secondo di felicità” appare più immediata e, se vogliamo, viscerale, ma si distingue per l’inserimento dei fiati che conferiscono al tutto una patina di raffinatezza, mentre la title-track è quella che forse fonde al meglio le due anime del duo, quella più “leggera” e quella più sperimentale, oltre a poter vantare il ritornello più forte del lotto.

“442576″ è una confessione amara di una donna innamorata su di una musica variegata dove fanno bella mostra di sé, oltre a romantici tocchi di pianoforte e di sax, anche gli interventi alla chitarra elettrica di Volini.

Decisamente più incalzante è la successiva “Sono felice ancora”, di nuovo dai toni intimisti nelle liriche ma stavolta votati alla positività, e interessante risulta essere l’apparato musicale di “Sotto lo stesso cielo”, votato a un easy listening comunque ben congeniato.

“Amarsi” e “Ho litigato con te” affrontano nuovamente tematiche amorose, offrendo differenti punti di vista e nel farlo si destreggiano tra pop, soul e una spruzzatina di funky, ricordando a tratti una band ingiustamente dimenticata come i Dirotta su Cuba, autentici maestri in materia negli anni novanta.

“Sola? Ferma!” chiude il disco all’insegna ancora di una consapevolezza di se’ che si materializza poi nel modo stesso in cui gli Emoji of Soul hanno realizzato questa opera prima.

Emanuela e Stefano sono artisti che prima di tutto sembrano avere le idee chiare, laddove intendono intraprendere una strada i cui riferimenti paiono provenire più da un passato (seppur recente) rispetto al futuro o anche solo alla contemporaneità. Non che questo sia necessariamente un male ma bisognerà capire se con la loro proposta artistica riusciranno ad aprirsi una nicchia nei gusti del pubblico.

La cosa che fa guardare avanti con fiducia è che al di là di un disco di buona fattura, sia nella forma che nella sostanza, si riescano a intravedere delle ottime potenzialità nel caso volessero spingere verso il mainstream, ma anche qualora optassero per una virata alternativa, più dentro ancora in quel mondo urban-soul-blues che specie al di là dell’Oceano ha saputo negli ultimi anni premiare diversi esponenti portandoli alla ribalta mondiale.