Ritorna l’art-rock della band trevigiana dei Superportua. “Grumi” è un signor disco, pieno zeppo di atmosfere oniriche e di rimandi ad un universo “dark” che si affaccia dalle parti dei (primissimi) Cure e dei Litfiba di “Desaparecido”. Non solo. Il tema principale su cui vertono le storie raccontate in “Grumi” è quello dei ricordi che sovrastano il presente (quello attuale e quello “passato”), trasportando l’ascoltatore in un turbinio di emozioni dal sapore nostalgico.

Versi come “Se mi cerchi mi troverai dove non c’è vento” – contenuti nella bellissima “Il Funambolo”, rappresentano perfettamente quello che vuole essere il mood del secondo album dei Superportua. E cosa dire dell’incedere epico di “Castità”? Si tratta, infatti, di un pezzo in cui Michele Romanello e soci sembrano muoversi a proprio piacimento tra un cambio di ritmo e l’altro.

“L’Uomo Di Paglia”, invece, non sfigurerebbe nella colonna sonora di qualche movie d’autore. Oltre ad essere la degna conclusione di un disco dove il verbo “skippare” non attecchisce neanche un secondo.

“Grumi”, dunque, è l’opera corposa e nietzschiana di una band che suona divinamente e che, caso alquanto raro nel 2023, ha deciso di mettere la musica al centro del villaggio.

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