Credits: Mattia Balsamini

Che il duo Colapesce Dimartino fosse musicalmente forte lo sapevamo già, soprattutto dopo l’uscita dell’ultimo disco “Lux Eterna Beach” (un lavoro davvero niente male, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione qui). Ci aspettavamo un buon live, ma le nostre aspettative sono state decisamente superate. 

Location un po’ scomoda da raggiungere, soprattutto per un uggioso lunedì, ma questo non ha sicuramente scoraggiato la presenza di centinaia di devoti spettatori – tra cui, curiosamente, l’artista e producer Cosmo, capitato proprio vicino alla sottoscritta. Non una serata sold out, purtroppo, ma ci è andata molto vicino.

Lo spettacolo comincia nel migliore dei modi, sul dolce inizio di “La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo”: in un attimo ci troviamo trascinati via dalla corrente, un concerto di quasi due ore che scorre che è una meraviglia. Seguono momenti di ballo sfrenato sulle note di hit come “Sesso e architettura”, “Luna araba” o ancora l’ipnotica “Forse domani”, in cui alla voce di Joan Thiele si è sostituita quella di Adele Altro, polistrumentista nota anche per il progetto Any Other

Spettacolare poi la strumentale funk “Stanco stanco stanco”, parte della colonna sonora del road movie “La primavera della mia vita” (uscito nelle sale a febbraio). Qui il sax (sempre di Adele Altro) dà il meglio di sé, facendo quasi dimenticare al pubblico il freddo clima piemontese – il tutto costantemente accompagnato da un gioco di luci perfetto, che chiude in maniera impeccabile la prima parte del concerto. 

La seconda parte inizia con i due siciliani seduti vicini, spalle al pubblico, chiacchierando e canticchiando come se quella fosse una sera tra tante, la solita uscita tra amici. Parte una mini cover di “Shakerando” di Rhove, ci si chiede come aumentare l’interesse del pubblico – “facciamo entrare i bambini!” dice Colapesce, in un abbastanza palese riferimento a Mr Rain e la sua esibizione a Sanremo. Parlando del Festival, non potevano non mancare le iconiche “Splash” e “Musica leggerissima”, a cui si alterna la commozione per brani intensi quanto sofferti come “I marinai”, nata da una demo di Ivan Graziani, e “30.000 euro”. 

Dopo la straziante “Neanche con Dio”, a dare il colpo di grazia a chi era già sul punto di piangere ci pensa la malinconica “Majorana”. Su un palco deserto restano ormai solo i due protagonisti della serata, le loro voci accompagnate dalla chitarra. Il momento più intimo di tutto il concerto probabilmente, un finale che sa di sereno addio – nonostante ciò ci viene presto voglia di averne ancora e ancora, e finiamo per lasciare un pezzetto del nostro cuore all’interno di quel teatro sperduto in provincia di Torino. 

“Non si vede la fine, meno male”, come cantano nel nuovo disco. E meno male davvero, perché pensare alla fine di questo progetto, spiraglio di luce nel panorama musicale italiano, spezza il cuore. Ovviamente dovrà pur succedere prima o poi, ma fino ad allora noi ci terremo aggrappati a questo ricordo, a queste due lettere nell’universo che incantano un teatro intero intonando piano un poetico addio.

Concerti come questo sono preziosi quanto rari, e probabilmente non lo si capisce finché non lo si vede con i propri occhi: è stato uno spettacolo impeccabile da ogni punto di vista – location a parte, ma più per un problema del trasporto pubblico torinese. Fate attenzione, se avrete mai la fortuna di andare a un concerto di Colapesce e Dimartino: i vostri standard saranno irrimediabilmente alzati.