Una confortevole certezza. Ecco come potremmo definire il nuovo lavoro di Mr. J Mascis da Amherst, Massachusetts, Stati Uniti D’America. Già. Perchè “What Do We Do Now” è un disco che concede ben poco spazio a sperimentazioni e fronzoli vari, lasciandosi ascoltare con la stessa leggerezza con cui il Nostro imbraccia le sue chitarre elettriche. Prendete l’assolo portentoso presente in “Old Friends”: cos’altro potrebbe rappresentare se non un pratico trattato sull’essere dei veri musicisti nell’anno di grazia (si spera), 2024?

Credit: Jeffrey Fowler

Naturalmente, i Dinosaur Jr. restano lì sullo sfondo, come una cartolina da portare sempre con sé ma poco pertinente con quelle che sono le linee artistiche tracciate in questo “What Do We Do Now”. “Can’t Believe We’re Here”, per esempio, è una marcia trionfale di note costruite al di sopra di un tappeto chitarroso che mette subito in chiaro le cose (semmai ce ne fosse stato bisogno): il vecchio J Mascis è rimasto uguale a sé stesso, ma in una maniera totalmente diversa rispetto a molti suoi “colleghi” del mainstream musicale.

Sì. Perchè tra le pieghe malinconiche di “I Can’t Find You” c’è chi giura di aver scrutato l’ombra lunga dell’autunno, chi il grigiore eterno di un amore finito male; altri, invece, un’inaspettata pioggia mattutina. Petricore e Poesia, in pratica. Mentre J continua a suonare imperterrito e fiero, come uno chef alle prese con i suoi migliori ingredienti, non possiamo fare altro che perderci nel refrain dolceamaro e piuttosto novantiano della title-track o nell’andamento più scanzonato ma non per questo, meno gustoso, dell’ariosa “Right Behind You”.

Ascoltare “What Do We Do Now” è come guardare i film di un regista con cui si è più o meno certi di andare sul sicuro. Un po’ come col David Fincher degli Anni Novanta (alzi la mano chi ha pensato subito a “Seven”). Senza scimmiottare lo stile di nessuno, J Mascis è finito per diventare egli stesso uno “stile”. E poco importa se qualcuno obietterà sulla troppa accessibilità dell’album in questione. Basterebbe dedicarsi con estrema ed appassionata dedizione ai cinque minuti e passa della maestosa “It’s True” per capire che spesso l’arte ha bisogno di essere fruibile per arrivare al cuore (o alle crepe) delle persone. O, almeno, provarci.

“End Is Gettin Shaky” conclude in maniera coerente un lavoro onesto, variegato, godibilissimo, che possiamo già annoverare tra i migliori di questa prima parte di anno. Giù il cappello, dunque, di fronte all’opera melliflua ma dannatamente schietta di un (quasi) sessantenne che ha ancora voglia di raccontare storie attraverso dei riff d’alta scuola. Mr. J Mascis da Amherst, Massachusetts, Stati Uniti D’America, è ritornato con un signor disco. 

Petricore e Poesia, ve l’avevamo detto.