Con quest’adattamento targato Netflix U.K., il libro omonimo di Nichols trova una veste sicuramente migliore di quella cinematografica (il film con la Hathaway di un po’ di tempo fa). Lo fa per una semplice ragione, la struttura in episodi (ben 14) è per sua natura più efficace a riprodurre l’idea del libro, ossia quella di una storia che va composta dal lettore come un puzzle utilizzando i fatti che trapelano dal racconto di un solo giorno all’anno, quello di San Svitino.

Il “One Day” di Netflix diventa quindi una sorta di estremizzazione del modello della “trilogia Before” di Linklater, che di episodio in episodio ci fa re incontrare Emma e Dex quasi venti volte (gli ultimi due episodi racchiudono più di un anno). Ora stano insieme e ora no, ora si cercano e ora non si cercano più, ora va tutto a gonfie vele e ora una tragedia è dietro l’angolo.
La loro storia d’amore, d’amicizia e tanto altro è certamente la protagonista della serie, ma lo è altrettanto il tempo, che dà, che toglie, che scorre inesorabile.

Trasformati in una coppia multiculti dai dettami produttivi Netflix, i due giovani, e via via meno giovani, inglesi sono interpretati splendidamente da Leo Woodall e Ambika Mod, straordinari nell’incarnare questa relazione multiforme ma anche le insicurezze di una generazione. Va sottolineato come alcuni episodi, pur tutti lunghi solo una ventina di minuti, siano praticamente delle micro piece teatrali che si consumano nel giro di un dialogo, attraverso il quale gli interpreti devono farre arrivare allo spettatore tracce del tempo trascorso e lo status quo emotivo del momentum.

Azzeccatissimo anche il cast di contorno, a partire da Jonny Weldon /Ian e Tim McInnerny/Stephen, ma si sa che la scuola inglese è quello che è.

Gustosissima la colona sonora: praticamente una storia del pop alternativo inglese dall’88 alla fine degli anni ’00, ricca di classici ma anche di gustose sorprese note solo ai cultori. Devo ammettere che sui Longpigs sono saltato anch’io.