Credit: Bandcamp

Stiamo seguendo ormai da alcuni anni l’evoluzione dei Clockworks attraverso la nostra rubrica “Brand New”.

La band di Galway, ma di stanza a Londra è cresciuta sotto l’ala protettrice di Alan McGee e alla fine dello scorso anno è arrivato anche il suo primo LP, il convincente “Exit Strategy“, prodotto da Bernard Butler.

È sicuramente interessante poterli studiare anche nella dimensione live stasera qui al Covo Club, in quello che sarà il loro primo (e per ora unico) concerto nel nostro paese.

La risposta del pubblico bolognese è senza dubbio delle migliori e infatti stasera è arrivato anche il sold out per il gruppo irlandese.

Dopo il concerto del modenese Pip Carter, quando l’orologio ci segnala che le undici sono passate da pochi secondi, ecco salire sul palco la formazione originaria di Galway.

Il frontman James McGregor inizia al piano per apire “Deaths & Entrances”, che è anche la opening-track del loro debutto full-length: aumenta la tensione e anche il livello di emotività fino a raggiungere il suo climax con l’entrata anche degli altri strumenti (qui in particolare segnaliamo la batteria di Damian Greaney), prima di tornare a toni più tranquilli.

Non deve passare molto perchè il ritmo cambi in maniera decisa, prima con “Bills And Pills”, che arriva dritto in faccia ai fan emiliani con tutta la sua adrenalina punk, seguita immediatamente da un inarrestabile “Mayday Mayday” sempre più intensa e incontenibile, ormai un vero e proprio inno con quel suo ritornello “mayday mayday / I need a payday“.

“Danny’s Working Like A Dog”, con quelle sue chitarre jangly e quella sua atmosfera british, ha un non so che di pop e ci delizia con le sue melodie, prima di esplodere tutta la sua energia.

Il ritmo di “Feels So Real” è davvero serrato e cattivo e i suoi suoni risultano sporchi e intensi, mentre “Modern City Living (All We Are)” viene introdotto da un lungo e poetico spoken-word di McGregor, prima di lasciar godere il pubblico felsineo delle sue gradevoli sensazioni melodiche.

“Westway” vede il frontman scendere dal palco per un “abbraccio virtuale” ai fan: la canzone, costruita con chitarra acustica e piano, sprigiona un mix di romanticismo, emotività e malinconia, entrando dritta nel cuore dei tanti presenti.

A chiudere la serata ecco il vecchio singolo “Enough Is Never Enough”, ricco di influenze post-punk, di tensione e di adrenalina che scatena un meritato handclapping da parte del pubblico emiliano.

Settantacinque minuti divertenti e piacevoli: sicuramente meno aggressivi ed energici rispetto a band come Idles o Fontaines D.C., comunque questi giovani ragazzi irlandesi hanno un ottima sensibilità melodica e sono capaci di far divertire le persone che hanno davanti.