L’idea è la stessa del film omonimo di qualche anno fa, ossia quella di coltivazioni segrete di marjuana nelle magioni degli aristocratici inglesi. Per la versione seriale Guy Ritchie ha creato un’epopea e una serie di personaggi tutta nuova ai cui affidare la sua verbosità tutta british e una serie di eventi folli, violenti e, va da sè, divertentissimi.
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C’è ovviamente una storyline, anche piuttosto prevedibile, che si dipana lungo gli otto episodi, ma ciascuno di essi ha la sua storia e il suo bagaglio di improbabili e iconici personaggi. Gli immancabili zingari, un boss fanatico cattolico, una trafficante di auto modificate dal machete facile e un elegantissimo Giancarlo Esposito che spaccia, apoteosi del citazionismo ritchiano, metanfetamina.
Partendo quindi dall’assunto che gli aristocratici inglesi siano stati i primi gangster della storia e che quindi, nonostante le maniere affettate e gli abiti sartoriali, abbiano il crimine e l’abuso nel sangue blu, Ritchie, che dirige anche due episodi, ha costruito un universo tutto suo e nient’altro che suo. La sua cifra è riconoscibile in ogni inquadratura pulita, battuta salace e situazione esplosiva.
Kaia Scodelario, se la ricorderanno i fan di “Skins”, è la cosa più fashion che vedrete in tv quest’anno. Ah e c’è, ovviamente, Vinnie Jones… certo più pacifico del solito, ma guai a farlo incazzare.