Les Claypool, come del resto Trent Reznor e Mike Patton, fanno parte di quel santo trittico di cui è non è possibile nè è previsto parlar male”…
E’ incredibile come anche i conoscenti più avulsi dalla scena musicale o gli “‘amici’ che militano in improbabili nonchè oscene tribute band del più becero pop italico o internazionale, davanti ad uno dei tre artisti succitati,   comincino a dimostrare grande rispetto e quasi devozione, sebbene sia molto probabile non sappiano nemmeno bene chi siano o con chi abbiano suonato.
I più onesti si lanciano nella frase di rito: “‘Non lo conosco molto, ma per quel poco che ho sentito l’ho sempre considerato molto avanti, un mezzo genio”…’

E che il buon Les un mezzo genio (se non tutto intero) lo sia non la trovo affermazione sbagliata: che si parli di   Primus o di Oysterhead non è che siano le idee o l’originalità    quello che manca.
Per cui e’ sempre con quel misto di rispetto e devozione che mi accingo ad ascoltare questo “Green Naugahyde” , visto che arriva a ben dodici anni dall’ultimo loro LP ufficiale “Antipop” e a ben venti da “Sailing the seas of cheese”, cd che li ha fatti conoscere ad un pubblico più vasto e che il sottoscritto ha ascoltato e riascoltato come  una sorta di mantra.
E dopo le prime tre tracce di questo nuovo lavoro una cosa è ben chiara: i Primus sono tornati e sono in ottima forma. Insomma non stiamo parlando dell’ennesima triste re-union che vede protagonisti personaggi che ormai hanno poco da dire e che hanno invece molto bisogno di soldi in tasca, ma di tredici nuovi brani che sanno bene come farvi muovere a tempo e come farvi ricordare che l’arte dello slap di basso non è cosa per neofiti.

Non sarà  il loro miglior album, ma sinceramente non sembra siano passati più di dieci anni dalla loro ultima uscita:   adesso come allora il suono Primus è inconfondibile, difficilmente assimilabile ad altri, ricco di contaminazione tra funk,
metal, jazz, blues e psichedelia che è la sua vera arma vincente.

Ascoltate “Last Salmon man” per imparare come si possano creare delle piccole perle pop non avendo praticamente nulla di pop o “Moron TV” per sentire come si possa trasformare un rock-funk in un reggae stralunato e sghembo.
Se non vi è ancora chiaro: i Primus sono tornati e non fanno sconti a nessuno.

Photo Credit: Mandy Hall, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons