Elio e le Storie Tese. L’errore più grande che si potrebbe fare, analizzando il loro percorso è quello di catalogarli frettolosamente nel “semplicemente demenziale”. Guai. Peccato mortale. Basterebbe un minimo di analisi approfondita, a livello musicale ed etico, se mi permettete il termine, e vedremmo immediatamente la luce, come accade a Jake nei Blues Brothers.

Musicalmente gli Elii sono pazzeschi. Delle vere e proprio macchine da guerra dal punto di vista tecnico e qualitativo. Stacchi, cambi di tempo, canzoni che diventano altri brani. Che Zappa sia li a dare la sua benedizione non lo possiamo negare, che però loro abbiano appreso la lezione benissimo e siano a loro volta capaci di fare scuola, beh, è altrettanto innegabile. Certo, è nei testi, nelle espressioni, negli idiomi, nell’uso folle di idee e parole che la band da il meglio di sè. Spunti da cabaret che si fanno colmi di sagace comicità  che scivola nell’ironia più tagliente. Il bello è che non solo tutto entra in testa in un attimo, ma piano piano ci si identifica in quelle parole, ci si rende conto che hanno quasi una valenza generazionale. E così Elio diventa realmente “uno di noi”, anzi, siamo noi a diventare “uno di lui”.

Il secondo album della formazione milanese è un miracolo sotto tutti i punti di vista. Una pietra miliare della musica italiana che, da qualunque punto la si guardi, non ha un minimo segno di cedimento. La band viaggia con una compattezza pazzesca, assimilando, plasmando e rimodellando stilemi della musica italiana più classica mescolandola con le influenze dei grandi della musica, come se Gianni Morandi se la spassasse improvvisamente con i Pink Floyd mentre i Queen, invasati di prog anni ’70, danno la loro benedizione. Accostamenti assurdi, certo, ma è per cercare di far intendere, a parole, un concetto decisamente complesso, ma realmente inebriante da sentire.

“Italyan, Rum Casusu à‡ikti” è l’evoluzione ancora più visionaria, ricca e dettagliatissima di quell’esordio da 10 e lode che era stato “Elio Samaga Hukapan Kariyana Turu”, lavoro che li aveva resi culto. Ora con il secondo album il culto si espande e diventa fenomeno di massa. Ricordo benissimo le cassette masterizzate che giravano impazzite, all’epoca, di questo album al grido di “questi sono fuori di testa, oh senti cosa dicono…“: se tutto questo è accaduto, beh, è proprio grazie allo stato di grazia della band che sforna il disco perfetto.

Schegge impazzite che non sono il frutto di un’esplosione disordinata, ma anzi, la loro parabola è studiata fino all’ultimo millimetro, per incastrarsi alla perfezione in un puzzle sonoro e lirico che ci lascia senza fiato, vuoi per i mantra che vengono creati, vuoi per gli ospiti (e che ospiti!!!) che li declamano, vuoi perchè tutto, per quanto possa sembrare così stralunato o assurdo, è cantato con una naturalezza così magistrale da Elio che ogni sua parola ha, per gli ascoltatori, un valore pari alla Bibbia. E come potrebbe essere altrimenti? Uomini schiavi del triangolino che ci esalta, una Cindy che va a battere e ha la figa spanata, tributi a Ugo Foscolo, gente che irrompe in un bagno a Cagliari, il fantasma formaggino, il Supergiovane e la sua battaglia contro il Governo, visioni pornografiche che s’incrociano con i cartoni animati giapponesi, la 500 e i suoi elefanti, un vitello disonesto, la dimensione della donna e i “suoi tappi”, uomini che nel 1992 anticipavano la moda di adesso, ovvero il borsello, il ballo più umano e più vero…e potremmo andare avanti ancora tantissimo e saremmo riusciti solo in parte ad elencare l’incredibile mondo messo in piedi dagli Elii. Un mondo folle, nonsense, visionario, caricaturale e concettuale ma irresistibile.

Difficile trovare un apice, perchè il livello è così alto che praticamente non si scende mai sotto la soglia “capolavoro”. Certo “Supergiovane”, “Essere donna oggi” e “Servi della Gleba”, almeno per chi vi scrive, sono un trittico difficilmente raggiungibile, sia musicalmente, che nei contenuti, veri e proprio melting-pot/pop di cultura sociologica e televisiva.

Che disco signori, che disco…e poi dove lo trovi un album dove Marco Masini, campionato, se ne esce con “sperma“? No dai, geniale, a dire poco….

Pubblicazione: 12 giugno 1992
Durata: 62:18
Dischi: 1
Tracce: 16
Genere: Rock progressivo, Pop rock
Etichetta: Hukapan/Sony Music
Produttore: Otar Bolivecic
Registrazione: Psycho Studios, Milano

Tracklist:

Rum Casusu
Servi della gleba?
Servi della gleba
Arriva Elio
Uomini col borsello (Ragazza che limoni sola)
Il vitello dai piedi di balsa (feat. Enrico Ruggeri)
Cartoni animati giapponesi
Cinquecento
Supergiovane
Essere donna oggi
Pork e Cindy
Pipppero ® (feat. Le Mystère des Voix Bulgares)
Il vitello dai piedi di balsa reprise (feat. Enrico Ruggeri)
Urna
Arrivederci
La vendetta del Fantasma Formaggino