Come fu un paio di anni fa, quando gli Shins vennero ad illuminare con il loro shiny pop, il martoriato passaggio da un gelido inverno ad una speranzosa primavera, così è oggi per i Destroyer. “Destroyer’s Rubies” (dove rubies sta per il naso rosso tipico delle stagioni invernali), è il classico disco che tutti vorremmo avere nelle orecchie in quei giorni in cui è Gennaio e sembra Marzo.

La formula è la stessa di Shins (come già  detto), New Pornographers e Spoon, ma con una concentrazione maggiore di distorsioni, con strascichi di Blues, probabilmente residui dell’ ultimo “Your Blues” e con uno sputo di psichedelia (“Rubies” e “European Oils”).

I Destroyer sono letali come lo scorpione texano che ci vede (e bene) a 360 gradi, come un bicchier d’acqua che invece è vodka. I Destroyer sono i fratelli cattivi degli Shins, quelli che nei saloon cominciano le risse per una cazzata e il buono di turno prova a far da pacere, ma ci rimane stecchito. Sono schiettamente detestabili, con quella voce poco armoniosa e quella strafottenza che è del bullo, ma alla fine del film fanno la loro porca figura e magari salvano pure il protagonista aggrappato al solito ciglio del burrone. (Ma i burroni ci sono anche in Canada?)

E perdonatemi un francesismo infine, che cazzo me ne frega se Radio Capital passa Sufjan Stevens, gli Shins e Badly Drawn Boy? Provassero a inserire Dan Bejar(unico titolare del progetto Destroyer, già  con i New Pornographers) nel lettore! Vittorio Zucconi ci rimarrebbe secco, altro che domandine sulla segreteria telefonica.
Lo show biz avrà  pure addomesticato il Canada, ma a British Columbia (Vancouver) forse ancora devono arrivare il Gatto e la Volpe dell’indie. Da avere assolutamente!

P/s
Se volete contribuire alla morte della musica potete reperirlo in un “super centro commerciale” a 15€ , tanto li i dischi li vendono sottocosto come specchietto per le allodole, il settore “musica” incide sui fatturati dei mega-store pari allo 0,01%, praticamente tengono per il collo l’industria musicale. Consiglio invece il negozzietto di fiducia o il sito della Label.
Perdonate lo spot etico-patetico ma a Rimini (com’anche sa il buon Astar) dopo “Good Vibration” forse avremo una nuova defezione (non faccio il nome per scaramanzia).