Ascolti l’ultimo disco di Sam Beam e pensi che dilatare il tempo e scomporlo per riportarti indietro di qualche mese non è poi un’ idea così stupida. Questo è la dimostrazione di come le coincidenze vivano su delicati equilibri spazio-temporali. E tutto ciò va detto perchè “The Shepherd’s Dog” sarebbe stato il disco perfetto per collassare definitivamente dinanzi a qualche spettacolare tramonto di fine estate. Invece ci troviamo a doverci sollazzare col magico dischetto che è già  autunno, il che carica di nostalgia e languore canzoni che non avevano nessun bisogno di una tale spinta emotiva.

Sgombriamo subito il campo da inutili ciance: questo è il miglior album di Iron And Wine. Un sussulto di felicità  e raggiunta serenità  s’insinua fin dall’inizio, il che getta nello scompiglio il fedele ascoltatore del menestrello americano, essendo questi abituato ad un’atmosfera di mesta depressione. Piccoli inserti di elettronica, una maggiore fiducia nell’abbracciare altri strumenti, una raffinata cura compostiva (“Resurrection Fern”, davvero fantastica) sono i tanti dettagli che rivestono la nuova strada intrapresa dal barbuto Sam. Che poi tanto nuova non è; un po’ come quando la Fiat presenta un’ auto nuova, ma alla fine sempre di una “‘Punto’ si tratta.

Piccoli acquarelli di vita semplice, vele da windsurf spiegate sulla sabbia, odore salmastro e sale sulla pelle dorata, uno stato delle cose in lento e sacro progredire, occhi socchiusi per il troppo sole che guardano sereni l’orizzonte: qui in mezzo ci trovi la musica del “‘Ferro e del Vino’, col suo sguardo placido e il suo sussurro incantatore. Tra un reggae dilatatissimo ed appena accennato (“Wolves”), percussioni d’ogni tipo (“A Boy With A Coin”, uno dei pezzi migliori) e quiete ben sostenuta da inaspettate trovate ritmiche l’umore si riscalda e si lascia blandire come panni stesi al vento in un tranquillo pomeriggio di maggio. Il piccolo valzer finale per anime candide (“Flightless Bird, American Mouth”) è il commiato struggente di un uomo semplice e placido, che se un giorno aggiungerà  alle sue virtù la capacità  di sintesi, realizzerà  dischi capolavoro.

Cover Album

The Shepherd’s Dog
[ Sub Pop – 2007 ]
Genere: folk, songwriting

Rating:

1. Pagan Angel And A Borrowed Car
2. White Tooth Man
3. Lovesong Of The Buzzard
4. Carousel
5. House By The Sea
6. Innocent Bones
7. Wolves (Song Of The Shepherd’s Dog)
8. Resurrection Fern
9. Boy With A Coin
10. The Devil Never Sleeps
11. Peace Beneath The City
12. Flightless Bird, American Mouth