Difficile parlare di Joan Wasser, in arte Joan as a Police Woman. Difficile parlarne senza riuscire a stare in piedi, senza riuscire a non cadere nel facile parallelo con Anthony and The Johnsons e con quello, forse più scomodo e naturale, con Jeff Buckley, protagonista di una vecchia avventura sentimentale con la già  protagonista di questa recensione.
Certo, tali perentori accostamenti, se da un lato saranno sempre risultati poco graditi alla diretta interessata, dall’altro hanno di certo contribuito a mantenere, fortunatamente, i riflettori accesi sulla sua musica, chiamata in questo “To Survive”, a confermare quanto di buono dall’esordio “Real Life” di due anni fa.

L’atmosfera è diversa: abbandonate le chitarre e quella certa attitudine quasi indie, “To Survive”, tra pianoforti, archi e pregiati arrangiamenti, volge uno sguardo diverso alle cose che lo circondano, fatte di solitudini, di dolori, di speranze.
Si potrebbe parlare di “To Survive” come di un disco elegante, che vive di molteplici sensazioni, plasmate in un suono originale e solido, frutto ormai maturo del passato e del bagaglio di esperienze – musicali e di vita – di Joan as a Police Woman.

“To Survive” è una lunga ed ideale cavalcata che comincia con l’inevitabilmente malinconico pianoforte di “Honor Wishes”, omaggio alla madre morta di cancro durante le registrazioni, e finisce con “To America”, ideale uscita di scena che, con i suoi spigliati ritmi incalzanti e l’impressionante interpretazione di Rufus Wainwright, sembra essere, dopo tutto, una lampante dimostrazione di viva speranza.
In mezzo, “To Be Loved” cupa e accattivante ballata, “Start of My Heart”, con i suoi inattesi spruzzi di elettronica e soprattutto “To Be Lonely”, incantevole e struggente riflessione sulla solitudine, figlia dell’amicizia con il già  citato Anthony, dimostrano l’ormai piena maturità  di Joan Wasser, sicuramente una delle più talentuose ed interessanti cantautrici contemporanee.