Sono in cima a una montagna e mi dondolo piano su un’ altalena, ma più che altro cerco di concentrarmi (senza farmi venire la nausea) sulle pagine de “Le Ceneri di Angela” di Frank McCourt e mi chiedo perchè l’ho scoperto solo adesso. Perchè?! Mentre contemplo con assoluto e ininterrotto odio l’incedere freddo dell’autunno, le mie mani si raggrinziscono. Mi rimetto in macchina e già  so che il mio cervello macinerà  più chilometri di quanti ne percorreranno le ruote. Ho gli occhiali neri come la pece anche se fuori il cielo è coperto totalmente. Non mi importa: non voglio il mondo dentro e voglio ripararmi da quante più sensazioni possibili. Nascondermi è un gioco che mi piace fare con qualità . Guido lentamente verso la campagna, in direzione della fonte, dove già  so che ci sarà  ad attendermi l’acqua di sorgente più fredda dell’universo. Intorno, tutto è assuefatto. Non c’è niente con cui possa interagire e i miei pensieri li ascoltano solo le nuvole e i volatili scuri che puntano in velocità  proprio quelle nuvole, le bucano e sfrecciano elegantemente dall’altra parte, verso posti in cui l’aria sia più calda. Cristo come odio l’autunno: odio il giallo, odio il grigio e cazzo odio anche il marrone. Tutte le sensazioni abbassano i decibel e vanno a nascondersi sotto uno spesso strato di terra umida che poi diventerà  neve. Io guido questa automobile che più che vecchia mi sento in dovere di cominciare a chiamare “‘antica’ e metto su un disco che possa guarire per mezz’ora i dolori del mondo e in parte i miei.

Jacob Dylan ha una voce che comunica sicuramente qualcosa di profondo e una chitarra che scalda. Perfetto per un viaggio dentro il freddo. Sono legato alle sue corde vocali per motivi personali. Ascolto la musica di questo figlio d’arte da quando era anche lui poco più che un ragazzino. Vivevamo nello stesso paese ai tempi dell’ “‘esplosione’ di “Bringing Down The Horse” dei Wallflowers e la sua musica volenti o nolenti te la beccavi dalla mattina alla sera da tutte le emittenti radio a stelle e strisce. Adesso siamo arrivati al debut solista. L’ombra del papà  c’è sempre ed è piuttosto ingombrante. Io guido e le mani si cominciano a rilassare: piccoli pezzi di ghiaccio si squagliano dentro la mia testa. Il folk acustico di questa bella produzione si spande dentro l’abitacolo e gli alberi sul ciglio della strada sembrano non volersi rassegnare a una morte temporanea. Morire per un po’ è come riguadagnare una parte di vita che vale il doppio? Non lo so. Io guido e mi sembra di ascoltare l’ Eddie Vedder della colonna sonora di “Into The Wild” o il Conor Oberst delle migliori ballate. Giri semplicissimi: quattro accordi arpeggiati e la voce che non guida, ma si appoggia alle note e le riscalda come una coperta termica. Quando arriva “Will It Grow”, probabilmente la migliore traccia dell’intero disco, penso a Mark Knopfler che gli stringe la mano, per congratularsi.

Lo stesso Knopfler che ha quel timbro di voce così simile a quello di Jacob: rassicurante. Poi è il turno di un’altra stupenda chicca acustica, come “I Told You I Couldn’t Stop” e qui sembra di assistere a una versione leggermente differente ma sempre coinvolgente di “Fault Line” di Peter Hayes. A chiudere questo mini ciclo fantastico, che rappresenta anche il cuore vero e proprio dell’album è “War Is Kind”: tipicamente Conoroberstiana, una sorta di dolce nenia acustica in stile “Milk Thistle”. Levato ogni singolo accenno pop-rock dalla sua musica, Jacob Dylan trova la sua direzione dentro la semplicità  minimalista del puro folk americano. Se vi è piaciuto l’approccio dei Black Rebel Motorcycle Club in “Howl” o semplicemente se avete freddo e dovete mettervi in macchina ma non sapete come fare per scaldare bene le ossa pensate alle parole dei conigli che avete appena letto e mettete nel lettore questo disco senza pretese, dunque forse proprio per questo intimo e speciale.

Io nel frattempo continuo a guidare, voglio ancora essere lasciato in pace, da solo, ma adesso non ho più pensieri nè ricordi e l’autunno si è fatto un po’ più caldo dentro di me.

Cover Album

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Seeing Things
[ Sony – 2008 ]
Similar Artist: Eddie Vedder, Ryan Adams, Bright Eyes
Rating:
1. Evil I Salive And Well
2. Valley Of The Low Sun
3. All Day And All Night
4. Everybody Pay As They Go
5. Will It Grow
6. I Told You I Couldn’t Stop
7. War Is Kind
8. Something Good This Way Comes
9. Up The Mountain
10. This End Of The Telescope

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