Il flower punk è finito di sbocciare con ”Good Bad Not Evil”, e ciò che ci rimane in ”200 Million Thousand” è un fiore cresciuto, probabilmente anche un po’ appassito.
I quattro ragazzi non hanno iniziato nel miglior dei modi il 2009, sono dovuti letteralmente fuggire dall’India, chi li conosce non avrà  difficoltà  ad immaginare il perchè, le loro abitudinia al denudarsi e all’esibire le loro capacità  urinarie di fronte al pubblico sono ormai note, ma non sono state ben accettate nel sud dell’Asia.
Appunto la pazzia è il punto focale dei Black Lips, quella mentale, e quella musicale che affonda le proprie radici in un garage-rock che assume varie sfumature durante tutti i loro dischi.

”200 Million Thousand” rallenta i ritmi e si ritorna alla qualità  lo-fi che era stata leggermente spazzata via dal precedente disco, questo slow down della band di Atlanta in certi punti funziona, in altri non fa altro che mettere a fuoco i limiti musicali del quartetto.
Come al solito le melodie sono distillate al fianco di botti di whiskey, esalano fumi alcolici che catalizzano i neuroni, e confusi ma col sorriso stampato in faccia ci si catapulta in un twist (”Drugs”), si fuma oppio attorno a un focolare indiano (“Big Black Baby Jesus of Today”), per poi ritrovarsi sotto un balcone a cantare una serenata a una tipa conosciuta cinque minuti prima, della quale non ti ricordi, e mai ti ricorderai le sembianze (“I’ll Be With You”).

Ristabilite le giuste connessioni cerebrali si riescono ad apprezzare i vari episodi del disco, iniziando dai ritmi sostenuti del singolo apripista ”Short Fuse”, al homemade garage di ”Let It Grow” o ”Take My Heart” che punta The Stooges e non manca un colpo.
Ma tra una canzone e l’altra, si viene un po’ assopiti da passaggi sicuramente non di alto livello, primo su tutti lo stentato hip-hop di ”The Drop I Hold”, inoltre sembra che la band sia alla costante ricerca di qualcosa di nuovo da buttare in mezzo ai loro classici ingredienti, e anche qui c’è qualcosa da apprezzare come il rimando ai Velvet Underground di ”Starting Over”, ma anche cose incomprensibili tra le quali spuntano i bip classici della censura a coprire (e a rovinare) ”I Saw God”.
Il disco dei quattro ragazzi cresciuti nel centro sociale Die Slaughterhause alla fine non delude, ”200 Million Thousand” finisce per creare attorno a se un’atmosfera psichedelica, facendo combaciare visioni hippy e incazzature punk; ma non tutte le canzoni raggiungono alti apici, forse era meglio lasciarne qualcuna fuori.

Cover Album
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200 Million Thousand [ Vice – 2009 ]
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Similar Artist: The Stooges, Velvet Undergorund, Ramones
Rating:
1. Take My Heart
2. Drugs
3. Starting Over
4. Let It Grow
5. Trapped in a Basement
6. Short Fuse
7. I’ll Be With You
8. Big Black Baby Jesus of Today
9. Again & Again
10. Old Man
11. The Drop I Hold
12. Body Combat
13. Elijah
14. I Saw God
15. Meltdown