Questa puntata di “De Conversa Em Conversa” è dedicata a Caetano Veloso. Non vi farò ancora una monografia su questo artista, è troppo presto ancora, ma vi descriverò il suo ultimo album, dal titolo (un po’ bruttino, a dirla tutta) italiano “Zii e zie”.
La scelta del titolo deriva dalla lettura in italiano di “Istanbul” di Orhan Pamuk e lo stesso Caetano, sul suo blog “Obra Em Progresso”, confessa di essere rimasto colpito dal suono delle parole ‘zii e zie’.

Tornando a noi, “Zii e zie” è il seguito naturale di “Ce” che uscì nel 2007 e che spiazzò letteralmente critica e pubblica per la decisa svolta rock di Caetano Veloso.
“Zii e Zie” è un disco elettrico, a livello musicale meno infuocato rispetto al suo predecessore, contiene liriche brevi ed essenziali ma è molto più curato negli arrangiamenti.
Il grandissimo chitarrista Pedro Sa, Ricardo Dias Gomes (basso e fender rhodes) e il batterista Marcelo Callado, ormai, sono la Banda Ce che accompagna, sia dal vivo che su disco, Caetano Veloso nel suo progetto.
Come scrivevo in uno degli articoli precedenti di questa rubrica, ho avuto modo di ammirarli dal vivo a Firenze nel “Ce Tour” e posso testimoniarvi la bravura di questi tre ragazzi che sono l’elisir dell’eterna giovinezza di Caetano Veloso.
“Zii e Zie” riflette il cammino di sperimentazione a cui l’artista bahiano ci ha sottoposti sin dall’inizio della sua carriera e unisce sapientemente indie-rock, melodie funky, samba e bossa nova. Tra la Banda Ce e Caetano c’è stato un vero e proprio scambio culturale moderato dal figlio di Veloso, Moreno, che, oltre a suggerire al padre i musicisti, lo ha proiettato nella dimensione del rock e dell’elettronica.

Il blog “Obra Em Progresso” è la testimonianza di questi ascolti e dell’avidità  (culturale, s’intende) di Caetano che, al pari di chi vi scrive, riesce ad ascoltare nella stessa giornata, con lo stesso fervore, ‘o mito’ Joao Gilberto e i Radiohead, Dorival Caymmi e gli Arctic Monkeys.
“Zii e Zie” è soprattutto figlio di questi ascolti in cui canzoni intimiste si alternano a brani da “trio electrico” e riflette lo spirito di un eterno giovane che, in molti aspetti, mi ricorda il grande trombettista Miles Davis. Veloso, come Davis, sfrutta la corrente musicale del momento, quella ‘che tira’, la filtra e la contamina.
Ovviamente, non è una mossa commerciale (in Italia l’uscita di “Zii e Zie” non è stata annunciata quasi da nessuno) ma è un modo per rinnovarsi continuamente, per non fossilizzarsi sempre sulle stesse scelte stilistiche, compiacendo il pubblico, e per rimanere sempre vivo.

Vi invito ad ascoltare l’ultimo lavoro di Caetano Veloso e a confrontarlo col resto della sua discografia. Per esempio, “Base de Guantanamo” assomiglia, a livello testuale, alla sua “Haiti” ma non è “Haiti”. Ovviamente, c’è un fil rouge distinguibile, nei tratti melodici, che unisce l’intera discografia di Caetano, da “Domingo” a “Zii e Zie”, ma la melodia (e in questo gli U2, Springsteen e soci dovrebbero imparare) si evolve, cresce, incontra nuove strade.
“Zii e Zie” è la risposta a tanti finti gruppi indie-rock del momento, è un disco da ascoltare e riascoltare dove potete trovare Nino Rota a braccetto con gli Yo La Tengo, Joao Gilberto che spiega la ‘batida’ a Thom Yorke e Caetano Veloso che, ancora una volta, protesta contro la nostra società  allo sfascio.