Dopo l’oscurità  inospitale e avvelenata di “Erotomania” è ora giunto il tempo degli opalescenti paesaggi mentali di “Tajga”. Il secondo album degli abruzzesi Marigold, sempre seguiti in cabina di regia dal fido Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, è infatti meno sinistro e cattivo del suo predecessore e molto più raccolto. Erotomania era carne calda e urlante. Quest’album ‘forestale’ è decisamente più immateriale e spirituale. E se, parlando di foreste, il pensiero non può che andare ai vecchi Cure, è bene dire che la band di Bob Smith qui è molto meno citata che in passato, sia nel canto che nelle parti strumentali. Insomma sembra proprio che i Marigold abbiano cercato con tutte e le forze se stessi e infine si siano trovati, in questo bosco dei ricordi dove risuonano chitarre ectoplasmiche, iperdilatate e minimalistiche, melodie nebbiose, sconsolati, persistenti sussurri che possono diventare lamenti e battiti essenziali.

L’album è una raccolta di ballate di una cupezza nella maggior parte dei casi cullante, mai troppo annichilente, fatta eccezione per la mantrica, incubica “Exemple De Violence”, capace di mantenere per quattro infiniti minuti una suspense da film psycho-horror per poi trasformarsi in una marcia tanto celestiale quanto apocalittica, e per l’energica “Swallow”, che ricorda da vicino (forse troppo da vicino) “Only Shallow” dei My Bloody Valentine.

Il pregevolissimo lavoro in studio di Cambuzat ha impreziosito notevolmente tracce come la circolare “Tundra”, la seducente “Tajga” e la strumentale “Novole”, composizioni dalle fattezze evanescenti che mostrano un tocco pseudo-ambientale. Se queste descrizioni stanno destando il vostro interesse, allora il nostro consiglio è quello iniziare l’ascolto dell’album con la settima traccia, “Degrees”, e la conclusiva “Alone”, entrambe meravigliose. Mentre nella prima si assiste ad un delicato -ma doloroso- amplesso di chitarre rugginose e tastiere ghiacciate, la seconda vede il continuo intrecciarsi di suoni fluttuanti e vaporo si, capaci di evocare struggenti soundscape di rara bellezza.

“Tajga”, col suo carico di profonde emozioni e lacrime, è stato in grado in ogni suo episodio di colpirci nel profondo, anche se se avremmo gradito una maggiore ricercatezza nella stesura delle liriche.

Cover Album

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Tajga
[ Acid Cobra – 2009 ]
Similar Artist: Cocteau Twins, Cure, My Bloody Valentine, Ulan Bator
Rating:
1. Exemple De Violence
2. Tundra
3. Swallow
4. Eleven Years
5. Sin
6. Tajga
7. Degrees
8. Novole
9. Alone