I Novos Baianos sono stati un episodio più che interessante della scena MPB tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70.
Alla fine degli anni ’60 il rock allarga i suoi orizzonti incontrando il jazz, la musica classica, il blues e la psichedelia.
Si iniziano ad affermare gruppi come King Crimson, Jethro Tull o Grateful Dead.

In Brasile, invece, si assiste ad un piccolo fenomeno nella rivoluzione musicale, apportata dalla MPB, che prende il nome di “Novos Baianos”, formato da Moraes Moreira (voce e violao), Baby Consuelo (voce), Pepeu Gomes (chitarra), Paulinho Boca De Cantor (voce) e il grande Luiz Galvao (testi).
I Novos Baianos riprendono la tradizione, considerata alla fine degli anni ’60 già  morta, del Trio Vocale trasportandola in un’atmosfera decisamente rock.
Nel 1969 inizia la loro carriera con lo spettacolo “O Desembarque dos Bichos Depois do Dilàºvio Universal” (“Lo Sbarco Degli Uomini Dopo Il Diluvio Universale”) al Teatro Vila Velha di Salvador e, sempre nello stesso anno, si iscrivono al Festival de MPB con la canzone “De Vera”.

Ma il vero successo dei Novos Baianos arriva nel 1971 grazie ad un suggerimento (e intuizione) di Joao Gilberto di fondere i vari (e variegati) generi e ritmi brasiliani.
Ma il gruppo fa di più, sfrutta la propensione rock della chitarra di Pepeu Gomes e pubblicano nel 1972 il loro capolavoro dal titolo “Acabou Chorare”.
Ovviamente, l’incontro con Joao Gilberto non avviene in maniera casuale ma è frutto dell’amicizia di Lula Galvao con il chitarrista bahiano, un’amicizia che affonda le sue radici nell’infanzia dei due.
Senza continuare a narrare la loro storia (e il conseguente declino), mi fermo ad analizzare questa perla della MPB che può essere considerata come uno degli album più importanti della MPB.

Tutto parte da Joao Gilberto, sempre lui, che invita il gruppo, già  al secondo lavoro, a rilanciare la bellissima “Brasil Pandeiro” di Assis Valente, un samba del 1940 scritto per Carmen Miranda.
Il chitarrista di Juazeiro li guida durante tutto il loro percorso (il titolo dell’album deriva da una storia raccontata da Joao a Galvao che ha come protagonista sua figlia Bebel) e, alla fine, i Novos Baianos pubblicano un disco che unisce il rock ai ritmi nordestini, con una maturità  e uno stile maturo e inconfondibile.
La tracklist è di fuoco, che comprende, tra le altre, la dolcissima “A Menina danà§a” ripresa anche da Marisa Monte.
E che dire dello “Swing de Campo Grande” che è semplicemente da brividi con quell’esplosione floreale di cavaquinho, bandolim, surdi, cori e ritmi pre-bossa nova che uniscono il choro al samba?
“Acabou Chorare” è un vero gioiello che non ha uguali, un disco imperdibile, essenziale, una testimonianza importante del fermento musicale brasiliano di quegli anni.

Sperimentalismo post-tropicalista, vitale e immediato, “Acabou Chorare” è un lavoro ricco di invenzioni armoniche, seminali, anarchiche e mette in scena la festosità  e la libertà  hippy all’interno di un sambodromo, che assurge inevitabilmente a ‘Woodstock Brasileira’.