Giuliano Dottori
Temporali E Rivoluzioni

“Temporali E Rivoluzioni” è la seconda fatica solista dell’Amor Fou Giuliano Dottori, cantautore ultrasensibile la cui anima conserva dentro di sè poetiche stille recanti riflessi tremolanti delle canzoni di Moltheni, degli Afterhours più introspettivi, di De Gregori e di Jeff Buckley.
L’album, che in certi momenti sembra essere stato confezionato con cura artigianale e grande eleganza e in certi altri mostra arrangiamenti più sporchi (produce Giovanni Ferrario, già  collaboratore di PJ Harvey, John Parish e Morgan, tra gli altri), possiede un mood molto omogeneo e lineare, così lineare che a volte è difficile ascoltare tutte le canzoni di fila. Consiglio dunque all’ascoltatore di prendere tre o quattro canzoni per volta, gustando a piccoli bocconi la poetica pregna di sommessa malinconia del talentuoso e fragile Dottori.

Ho letto qui e là  alcuni critici dire che il disco forse è troppo melanconico. Invece io dico il contrario, perchè è quando l’umore di Giuliano si fa ancora più uggioso che escono fuori canzoni davvero toccanti, come l’iniziale “Chiudi L’Emergenza Nello Specchio” (soave pseudo-marcetta che si libra verso orizzonti vespertini sul dorso di uno struggente organo alato) o la assai mesta ma catartica “La casa E’ Piena”, oppure la noiresca “Sirene E Vampiri”.
Tuttavia anche una canzone un po’ più “‘luminosa’ (in realtà  è solo un’apparenza superficiale: sempre di malinconia si tratta, sebbene più, diciamo così, primaverile) come “Catene E Gioie Fragili” è in grado di provocare non pochi sussulti emotivi e insinuarsi nelle fredde e stanche pieghe della vita quotidiana portando un po’ di calore ristoratore.

Manca quel colpo di classe che possa definitivamente far conquistare a “Temporali E Rivoluzioni” il cuore dell’ascoltatore e così poterlo spaccare in due, con un taglio netto, perchè questo vogliamo da Dottori, anche se non possiamo negare che il musicista abbia un talento non comune.

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