Serata di passione e di dolcezza, quella del 25 gennaio. Per un paio d’ore, le melodie di Jenn Ghetto, con il suo duo femminile S, e poi degli americani Grand Archives hanno portato negli spazi della Casa 139 di Milano tutto il calore che quest’inverno freddo e particolarmente triste non ci può regalare. Direttamente da Seattle, in un tour europeo che sembra riservargli molte soddisfazioni, Matt Brooke e compagni hanno rinnovato, ancora una volta, la magia che un suono molto tradizionale, come quello etichettabile come “Americana”, riesce a trasmettere e creare.

Di fronte ad un buon pubblico, affezionati amanti di queste sonorità , hanno iniziato la serata le ballate lievi e sussurrate delle S, duo femminile con la voce di Jenn Ghetto. Compagna di Matt Brooke e altri dal 1995 nei Carissa’s Wierd, alla dismissione della band nel 2003, Jenn sceglie la carriera solista, dietro lo pseudonimo di S. Note da spiaggia solitaria d’inverno, melodie cantate con un filo di voce che richiama la prima Suzanne Vega, atmosfere da Breeders particolarmente malinconiche e lo-fi, fragili come potrebbe esserlo l’umore in una giornata di pioggia, giocate su semplici accordi e qualche breve impennata di ritmo e di intensità . La voce risulta esile e delicata ma ben si accompagna a delle canzoni che sembrano più bozzetti, veloci ritratti schizzati con tinte pastello, che opere compiute e definite. In un alcuni momenti la magia è sicuramente resa con grande effetto e per me la loro esibizione è sicuramente una piacevolissima scoperta .

Matt Brooke, una volta sciolti i Carissa’s Wierd di cui si diceva, mette in piedi assieme a Ben Bridwell un nuovo gruppo, baciato questa volta da un buon successo. I Band Of Horses certamente sono conosciuti anche da un pubblico meno attratto dal suono americano folk-rock-alt-country, grazie soprattutto all’inserimento di alcuni loro brani nelle colonne sonore di film e telefilm. Ben venga un po’ di notorietà , allora, ma il nostro è uno spirito inquieto, e un po’ primadonna. E visto che considera i Band Of Horses una creatura soprattutto del suo socio, lascia dopo il primo disco, per formare i Grand Archives.
Il quintetto si accalca sul piccolo palco del locale, diviso tra chitarre acustiche ed elettriche, un basso, una batteria, una piccola tastiera a fiato e qualche percussione. Il concerto inizia con una versione quasi a cappella del brano di apertura del disco, “Topsy’s Revenge”, con la voce di Matt a dispensare piaceri e sogni, accompagnato unicamente da un ukulele e dalle voci dei compagni. è solo l’inizio, l’ottima partenza di un bel concerto, lungo il quale i nostri presentano pressochè tutte le tracce del nuovo lavoro, alternando momenti di raccoglimento e introspezione, come in “Torn Blue Foam Couch”, cantata invitando sul palco Jenn Ghetto, o l’ottima “Miniature Birds”, primo singolo estratto dal disco, a lampi di energia, improvvise ed intense cavalcate elettriche, dove si inseriscono anche distorsioni e feedback. Il gradimento dei presenti è manifesto, applausi e incoraggiamenti non mancano mai, con punte nei momenti delle ballate più conosciute e trascinanti, come”Silver Among The Gold”, resa dal vivo con abbondanti dosi di energia ed elettricità  non presenti nella versione in studio. E nemmeno da parte della band mancano ringraziamenti per il calore e l’affetto dimostrato.

Verso la fine del concerto, l’ossuto cantante sembra accusare un po’ di stanchezza, lui e soprattutto la sua ugola, messa probabilmente a dura prova dal tour. Il bis viene così cantato con un filo di voce, compensato però da enormi dosi di passione.
Certamente accanto a nomi più famosi, e con penne indubbiamente più abili, come i maestri Wilco o gli allievi Fleet Foxes, i nostri fanno fatica a tenere testa, con una manciata di canzoni che attinge a piene mani in un patrimonio armonico già  molto saccheggiato. Ma la loro proposta merita comunque attenzione, per la passione profusa nel presentare “‘the same old story’ e per la serenità  che riesce a regalare e trasmettere. Non è poco, in tempi piuttosto grigi e faticosi come questi.

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