La democrazia. Già . Gran bella cosa, il male minore secondo alcuni, gli antichi Greci in effetti, il modo migliore per riempirsi la bocca sicuramente, libertè fraternitè trallalè, oui. Tutti possono tutto, entro limiti ben precisi, si capisce. Il confine labile teso verso la perfezione, molto partecipativo ineluttabilmente, eccessivamente tendenzioso, direi, per le sorti delle umane genti. Sarebbe tutto perfetto se la teoria non dovesse fare quotidianamente a pugni con la pratica, per poi uscirne sistematicamente sanguinante e livida.

Applicate, ad esempio, la democrazia al mercato discografico: il tutto si tradurrà , anzi si traduce, in un’ondata di uscite e proposte musicali trasbordante. Secondo Billboard si pubblicano dieci dischi al giorno, stima che secondo me tende al ribasso. La conseguenza di ciò è un clamoroso livellamento verso la mediocrità , un’ovvia produzione – ed il termine “‘produzione’ è volutamente provocatorio, visto che si parla di “‘roba’ e non più di urgenze espressive – di dischi insignificanti.

I Musèe Mècanique, quintetto di Portland, sono un gruppo inutile e, a meno che non vi serva un copertina marroncina da abbinare alla nuova carta da parati in salotto, completamente fuori tempo massimo per sperare di girare nei nostri stereo. Quello che propongono è un folk-pop sussurrato, fatto di atmosfere rarefatte, ghirigori furbetti ed archi buttati qui e là  tanto per fare capire alla squinzia di turno che sono degli inguaribili romantici pregni di malinconia a buon mercato.

Ma il problema è che prima di loro ci sono state milioni di band a fare la stessa cosa ed a farla anche meglio. I Grandaddy ed i Girls In Hawaii dovrebbero citarli in tribunale, tanto è patetico il tentativo di emularli. C’è chi ha tirato in mezzo anche le delicatezze degli arpeggi di Elliott Smith, ma tutt’al più qui dentro possiamo trovare solamente l’eco di qualche nenia biascicata dai Kings Of Convenience peggiori. Potrei continuare ancora per molto, ma, democraticamente, è bene lasciare spazio a chi se lo merita: perchè in democrazia chiunque deve poter parlare, ma deve anche fare posto a chi merita per davvero.

Cari lettori, non perdete tempo e girate al largo.

Hold This Ghost
[ Souterrain Transmissions – 2010 ]
Similar Artist: Girls in Hawaii, Grandaddy, Kings Of Convenience
Rating:
1. Like Home
2. Two Friends Like Us
3. The Propellors
4. The Things That I Know
5. Fits And Starts
6. Somehow Bound
7. Under Glass
8. Sleeping In Our Clothes
9. Nothing Glorious
10. Our Changing Skin